Dap: l’antiterrorismo sapeva che Amri era radicalizzato

 

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PALERMO, 22 DIC – Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria aveva segnalato al Comitato analisi strategica antiterrorismo comportamenti sospetti, notati durante i periodi della sua detenzione nelle carceri siciliane tra il 2011 e il 2015, di Anis Amri, il tunisino ricercato per la strage di Berlino.

Nell’informativa, redatta dal Dap, si segnalava il percorso di “radicalizzazione” religiosa seguito da Amri in carcere e la sua adesione ideale al terrorismo di matrice islamica. (ANSA)

Come si fabbrica un terrorista

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(AdnKronos/Dpa) – Continua la caccia ad Anis Amri, il tunisino ricercato per l’attentato di Berlino. Le sue impronte digitali sarebbero state ritrovate sulla portiera del camion usato per l’attacco. E’ quanto riportano diversi media tedeschi. Nel frattempo le autorità preposte alla sicurezza in Germania avrebbero ricevuto informazioni secondo il 24enne si sarebbe offerto con esponenti degli ambienti islamisti di compiere un attentato suicida.

Stando alla notizia, riportata da Der Spiegel, l’offerta di Anis Amri sarebbe emersa da precedenti indagini.

Intanto sulla permanenza del tenusino in Italia, si scopre che aveva appiccato un incendio al centro d’accoglienza di Lampedusa quando era ancora minorenne. E’ quanto emerge dalle carte della Procura di Agrigento che all’epoca aveva coordinato l’inchiesta che aveva portato in carcere 4 persone. Tra loro c’era proprio Anis Amri, che all’epoca, il 20 settembre del 2011, non aveva ancora raggiunto la maggiore età. Era stata la Procura dei Minori di Palermo a coordinare l’indagine nei suoi confronti. Quel giorno un incendio di vaste proporzioni era scoppiato nel centro d’accoglienza di Contrada Imbriacola a Lampedusa, dove erano ospitati circa 1300 immigrati tunisini. Circa 800 gli immigrati che erano riusciti a fare perdere le loro tracce ma 400 erano poi stati rintracciati dai carabinieri vicino al molo Favaloro, gli altri in vari luoghi dell’isola. La nube di fumo che si era sollevata dal rogo aveva investito anche il centro abitato, arrivando fin sopra l’aeroporto che era stato momentaneamente chiuso. Dopo pochi giorni vennero arrestati dalla Squadra mobile 11 persone, tra cui 4 accusati proprio del rogo. E tra loro c’era il giovane tunisino che poi venne rinchiuso, dopo avere raggiunto la maggiore età, all’Ucciardone e successivamente a Enna.

Poi il viaggio in Germania. Con un decreto di espulsione in tasca. Qui, come dice oggi il fratello ai media tedeschi, si sarebbe radicalizzato. Fino alla strage di lunedì al mercatino di Natale. La procura federale tedesca ha invece smentito le notizie secondo cui 4 persone sarebbero state arrestate durante un blitz antiterrorismo a Dortmund.

 

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