Germania, Karlsruhe: “No ai disegni d’autore in metrò, troppo cristiani”

BERLINO – A Karlsruhe, nel cuore dell’operoso Baden-Württenberg, più noto per le fabbriche di automobili che per le bellezze architettoniche o artistiche, impazza la polemica per un generoso progetto che rischia di deragliare per ottusità.

Markus Lüpertz

Tonia Mastrobuoni per la repubblica

Markus Lüpertz, tra i maggiori pittori contemporanei e per anni rettore della prestigiosa Accademia d’arte di Düsseldorf, ha proposto di disegnare una Genesi su tavole di ceramica per le nuove stazioni della metropolitana di Karlsruhe.

Una dichiarazione d’amore nei confronti di una città dove Lüpertz aveva conquistato la sua prima cattedra, negli anni Settanta, e dove acquisì “la prima libertà” come scrisse in una poesia. E un modo, anche, per aiutare le locali fabbriche di ceramica dai conti in profondo rosso a risollevare la testa.

Dopo il via libera del sindaco e della giunta e l’aiuto prezioso di un generoso mecenate, Anton Goll, che ha rastrellato un milione di euro per il progetto, ecco il primo intoppo. La protesta della Commissione artistica del comune, che non era stata interpellata. Ma soprattutto, l’ira funesta di Peter Weibel, l’influente direttore del Centro per l’arte e i media (ZKM), che in una furibonda intervista con la Sueddeutsche Zeitung ha tuonato contro la “de-democraticizzazione” – causa Commissione artistica bypassata – ma soprattutto contro il tema scelto da Lüpertz, la Genesi.

Secondo Weibel “è in atto il tentativo di occupare spazi pubblici con simboli cristiani senza il coinvolgimento dell’opinione pubblica”. Nel delirio consegnato al quotidiano tedesco, il direttore del ZKM sostiene che si tratterebbe di “una reazione allergica alla presunta islamizzazione dell’Occidente propagata da gente paranoica”. Al di là dell’isterìa della denuncia, Weibel fa finta di dimenticare che alla Genesi si sono dedicati con risultati discreti geni del passato come Michelangelo. E che i radicalismi puzzano sempre di ottusità, anche quelli diffusi in nome di una sedicente laicità.

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