Roma, accoltellato e operato: gambiano fugge dall’ospedale con macchinario da 40mila euro

infezioni ospedaliere

Lo avevano ridotto in fin di vita davanti alla stazione Termini per questioni legate al traffico di droga

ROMA – Ebrima S.di 25 anni, ha abbandonato di nascosto la terapia intensiva del San Giovanni pur di evitare la polizia, scappando con un macchinario salvavita da 40mila euro impiantato nel torace. Una fuga disperata che poteva costargli nuovamente la vita: il ragazzo gambiano di 25 anni è riuscito ad arrivare fino a Benevento, dove cercava di rifugiarsi da una parente, ma si è accasciato appena ha lasciato la stazione del capoluogo campano.

La sacca all’interno del suo corpo, che drenava l’emorragia interna, stava per esplodere e se non fosse stato soccorso in tempo sarebbe certamente morto per setticemia. Le sue condizioni ora sono nuovamente molto gravi. La squadra investigativa del commissariato Viminale, che aveva stretto il cerchio contro chi aveva tentato di ucciderlo, conta di raggiungerlo nei prossimi giorni in ospedale a Benevento, compatibilmente con le sue condizioni cliniche. Gli agenti sperano che lo scampato pericolo lo convinca a essere più collaborativo.

La vicenda

Ebrima era stato circondato all’alba del 4 novembre scorso in via Giolitti, al capolinea dei tram che affaccia sulla stazione Termini, già affollato a quell’ora. Un’azione fulminea: tre giovanissimi gli avevano rivolto poche parole prima di accanirsi contro di lui con calci pugni e coltellate per poi allontanarsi all’interno dello scalo ferroviario.

Il 25 enne si era trascinato lungo via Giolitti nell’indifferenza dei passanti e si era accasciato davanti alla saracinesca di un negozio. Solo il passaggio casuale di un’autoambulanza aveva evitato che il cittadino gambiano morisse dissanguato per strada, ma le sue condizioni apparivano comunque disperate. Il ragazzo si era deciso a parlare con i medici il giorno dopo il ricovero in rianimazione: temeva di morire e ai sanitari aveva indicato i suoi probabili aggressori, riconducendo il tentato omicidio al furto di un cellulare.

Gli investigatori del commissariato Viminale erano partiti da quella scarna indicazione e si erano messi sulle tracce di chi lo aveva ridotto in fin di vita. Non avevano creduto nemmeno per un istante al movente indicato da Ebrima. Il regolamento di conti era da ricondurre ai contrasti tra spacciatori tra i vicoli di Trastevere, dove sia la vittima che gli aggressori vendevano crack e cocaina a ridosso di Ponte Sisto. Gli agenti, dopo aver ricostruito con esattezza le fasi dell’aggressione e la direzione di fuga dei tre sospettati, li avevano arrestati: uno a piazza Trilussa, dove era tornato a vendere droga. Gli altri due invece erano fuggiti in una zona agricola, vicino ad Aprilia, cercando riparo in un casale diroccato. Si tratta di tre 19enni, tutti cittadini nord africani, con diversi precedenti alle spalle per spaccio.

Il finale

Per Rami Wasif, Jamail Budriga e Mossab El Khalloui il gip aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, visti gli elementi a loro carico. Gli investigatori attendevano di parlare con la vittima, in attesa che le sue condizioni migliorassero.

E invece Ebrima, domenica mattina, ha lasciato il reparto di terapia intensiva post operatoria dopo aver subito tre delicati interventi chirurgici. Chi lo aveva accoltellato gli aveva perforato l’intestino e leso altri organi vitali. Per questo i medici del San Giovanni gli avevano impiantato un macchinario Vac ospedaliero, in grado di drenare e contemporaneamente far rimarginare la ferita interna. Un apparecchio da 40 mila euro, di cui Ebrima porta ancora una parte impiantata nel corpo, con una cannula che dal collo raggiunge direttamente gli organi interni. Il 25 enne avrebbe raccattato dei vestiti messi a disposizione dai volontari che assistono i ricoverati in ospedale per poi fuggire in treno. Polizia e medici ieri gli hanno salvato la vita per la seconda volta.
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