Addio ai social, Roberto Burioni “trasloca” su Substack
Il virologo pioniere della comunicazione anti-fake news su Facebook ha annunciato la fine della sua attività divulgativa su Fb e simili, chiudendo un capitolo della sua vita professionale speso nella difesa instancabile della medicina basata sull’evidenza. Un decennio di messaggi su vaccini e non solo, come ricordato dallo stesso Burioni nel suo post di saluto:
“Dopo 10 anni il mondo è cambiato, è arrivata e fortunatamente passata una pandemia, la scienza ha fatto passi da gigante, ma anche l’ignoranza non è rimasta ferma (basta guardare chi è il ministro della Sanità negli Usa), quel Robert Kennedy Jr. che tante sponde ha offerto all’anti-scienza. È giunto il momento di cambiare. Tra poco trasferirò la mia attività divulgativa su Substack – annuncia ufficialmente – ed è doveroso spiegarvi il perché”.
Nel lungo messaggio su Facebook il docente di Microbiologia e Virologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano spiega le ragioni principali che lo hanno spinto a dire addio ai social tradizionali.
La prima: “Quello che scrivo qui può essere utilizzato gratuitamente per addestrare piattaforme di intelligenza artificiale, che 10 anni fa non c’erano. Sono disposto a impiegare gratuitamente il mio tempo e la mia competenza acquisita con faticoso studio per informare i cittadini, ma non per fare arricchire ulteriormente qualcuno già ricchissimo”, precisa Burioni.
Secondo motivo dell’addio: “Mi sono accorto – prosegue – che i social utilizzano i miei post in maniera non ‘uniforme’. Mi spiego meglio: alcuni miei post ricevono una notevolissima diffusione, altri no. Quindi i proprietari dei social hanno una agenda e la perseguono, sfruttando quello che io scrivo. Anche in questo caso, va bene divulgare, ma non ho intenzione di contribuire a un’agenda a me sconosciuta”.
E poi il terzo perché, il più amaro: “Capisco che sono in molti quelli che apprezzano questi scritti, ma dopo 10 anni sono stanco di essere utilizzato come sputacchiera. Molti di voi dicono ‘non ti curar di loro ma guarda e passa’, ma a parte che se avessi adottato questo principio non avrei neanche cominciato”, puntualizza il virologo, “gli insulti, le minacce e tutto il resto rimangono e anche se io passo le guardano i miei studenti, i miei colleghi, i miei amici, pure mia figlia di 14 anni, e a un certo punto bisogna dire basta. Tra l’altro insulti con il danno e con la beffa, visto che i giornali e i programmi Tv che li cavalcano amplificandoli, vendono copie e fanno audience guadagnandoci, mentre a me rimangono solo le offese che devo incassare gratuitamente”, incalza Burioni. “Come vi ho detto più volte – ribadisce – perseguire chi insulta per via legale non è praticamente fattibile e a un certo punto bisogna smettere di prestarsi a punching ball dei somari maleducati”.  […]
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