“Offese e minacce”, i figli degli agenti non vanno a scuola

poliziotti

I figli dei poliziotti di Firenze e Pisa sono diventati il bersaglio dei compagni. Bullizzati tanto che molti di loro da giorni non vanno a scuola

di Marias Sorbi – «Eccolo il figlio dello sbirro». «Ehi, il manganello dove lo hai lasciato?». E via con i cori, le prese in giro, le provocazioni. Si sentono sotto attacco, offesi, derisi. Non solo nelle scuole degli scontri ma anche nei licei bene, in quelli iperpoliticizzati in cui, se ti mettono addosso un’etichetta, non te la levi più.

Il Coisp, coordinamento per l’indipendenza sindacale delle Forze di Polizia, sta valutando anche di supportare legalmente i colleghi che intendono intraprendere azioni legali per difendere i loro ragazzi. Anche perché, è chiaro, le scuole una posizione netta l’hanno presa, come del resto mezza Italia: «Ci siamo trovati ragazze e ragazzi delle nostre classi tremanti, scioccate, chi con un dito rotto, chi con un dolore alla spalla o alla schiena per le manganellate gentilmente ricevute, per l’inaudita e ingiustificabile violenza» scrivono in una lettera aperta i docenti di Pisa.

«Ci fanno passare come amanti del manganello e le nostre famiglie stanno vivendo un forte disagio – denuncia Domenico Pianese, segretario generale del Coisp – Noi siamo abituati a tutto: agli insulti, ai cori, alle derisioni ma quando a un agente viene detto che è un manganellatore allora sì, quella è davvero un’enorme offesa. I colleghi di Firenze e Pisa sono stati criminalizzati in un modo vergognoso».

Quanto accaduto venerdì scorso a Pisa non è l’aggressione di poliziotti esaltati nei confronti di studenti inermi e festaioli «ma è la risposta, necessaria, dello Stato e dei cittadini e politici onesti, alla pretesa di alcune centinaia di manifestanti di oltrepassare, con la forza, un dispositivo di sicurezza posto a difesa di obiettivi sensibili o comunque di zone interdette, legittimamente, alla manifestazione dall’autorità di Pubblica Sicurezza».

Cosa dire allora al figlio di un agente di polizia, che ha imparato a rispettare ed essere fiero del lavoro del padre e che ora si trova a essere lo zimbello della scuola? «Mio padre – spiega Pianese – mi diceva sempre che per essere una persona per bene bisogna anche avere il coraggio di portarne il peso».

Al di là degli attacchi intrisi di ideologia, ciò che ferisce la polizia è che durante il corteo i ragazzi più giovani siano stati strumentalizzati e mandati in testa al cordone apposta per provocare ed esasperare i toni. «Questo è il fallimento della cultura della legalità, è necessario coinvolgere la scuola e la famiglia per recuperare questi ragazzi al rispetto degli altri e delle leggi. Altrimenti si trovano indirizzati dai professionisti dell’antagonismo e del disordine e da loro vengono appositamente lanciati contro le Forze di Polizia. Dalle immagini di quanto accaduto a Pisa, come in innumerevoli altre realtà, non emerge altro».
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