Critiche a Israele, Moni Ovadia costretto a dimettersi. Sgarbi: ‘sconfitta della democrazia’

Moni Ovadia
foto Ansa

“Le due cose sono distinte: la dichiarazione di Moni Ovadia è quella di una persona libera in un Paese libero. Lui è caduto in un inganno per cui si è ritenuto che abbia espresso la sua opinione in una funzione istituzionale, quella del direttore del teatro di Ferrara, ma in realtà non è così e questo non ha compromesso il teatro”. Lo dice all’Adnkronos il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, commentando l’annuncio delle dimissioni da parte di Moni Ovadia da direttore generale del teatro Comunale di Ferrara.

Il retroscena: “Ecco le reali motivazioni di Ovadia”

“Io mantengo la distinzione dicendo che non doveva fare quella dichiarazione, ma lo difendo chiedendo al sindaco di rifiutare le dimissioni”, sottolinea Sgarbi. Che rivela all’Adnkronos un retroscena che secondo il sottosegretario spiegherebbe le reali motivazioni delle dimissioni di Ovadia, decise all’ultimo nella serata di ieri. “E’ nata la sensazione che il consiglio comunale di Ferrara, essendo tutto contro di lui, dal Pd a Fratelli d’Italia, e da ultimo anche Italia Viva, potesse bocciare la richiesta di fondi per il teatro. Così lui si è dimesso per evitare che il teatro avesse un limite di finanziamenti per colpa sua“, spiega il sottosegretario alla Cultura. Che ribadisce: “Io chiedo al sindaco dunque di respingere le sue dimissioni”.

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“Dimissioni sconfitta per democrazia”

Perché, osserva ancora Sgarbi, “le dimissioni di Moni Ovadia dal Teatro Comunale di Ferrara, ove ha il ruolo di direttore generale, sono una sconfitta della democrazia e della libertà di pensiero. L’attività culturale, anche per chi rappresenta una istituzione importante, non può essere subordinata a una posizione politica. Il teatro di Ferrara ha raggiunto, con la gestione di Ovadia, ottimi risultati e non è mai stato il palcoscenico di attività politiche del suo direttore il quale, pur valutando l’opportunità di non esporre il suo ruolo per il teatro a critiche per il suo pensiero, non può essere costretto al silenzio al di fuori delle sue funzioni e nessuno può capirlo meglio di me”.  ADNKRONOS

“La maggioranza del Consiglio d’amministrazione e del Consiglio Comunale sono contro di me, quindi hanno tutti gli strumenti per mettermi all’angolo. Siccome sono un uomo libero, anticipo questa cosa ma constato che l’Italia è un regime, non è una democrazia neanche da lontano”, ha spiegato Mon. “Ho detto che la responsabilità di tutto quello che è accaduto ricade sul governo israeliano. Non ho detto ‘Viva Hamas’. Ho solo aggiunto che hanno lasciato marcire la situazione. Ho scritto cose molto, molto più forti in questo senso in passato. Fino a ieri ero intenzionato a non dimettermi ma a farmi cacciare, piuttosto. Dopodiché sarei andato in tribunale. Ma, ripeto, non voglio danneggiare il teatro.

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