Ministri UE si aumentano lo stipendio, per Ursula 31mila euro al mese

von der Leyen e Michel

di Carlo Nicolato – Con un certo sospiro di sollievo di tutti i dipendenti delle istituzioni europee il tanto atteso secondo aumento salariale dell’anno (2022) è arrivato: sarà, come previsto, del 7% rispetto al 2021 e sarà retroattivo. Questo significa che l’emolumento di Ursula Von der Leyen, che è la dipendente numero uno della Commissione, ha ricevuto un “ritocco” di 2044 euro rispetto al 2021, L’aumento, opportunamente taciuto dalla Commissione che ha approfittato delle festività per ritardare la pubblicazione dei dati, non è passato inosservato in Germania dove si sottolinea che Ursula sarà il primo presidente della Commissione a guadagnare oltre 30mila euro al mese, esattamente 31.250 euro, il primo a ricevere mille euro al giorno.

Si parla di lordo ovviamente, anche se va detto che i dipendenti delle istituzioni europee non pagano alcuna imposta sul reddito ma contribuiscono con un 10 per cento alla loro futura pensione, più spiccioli di tasse varie. Tenendo conto però che a tale somma vanno aggiunte una valanga di indennità il salario della Von Der Leyen raggiunge tranquillamente i 36mila euro, per cui in ogni caso è fatto salvo quel mille euro al giorno che tolgono ogni preoccupazione, anche quella dell’inflazione, di torno. Non se la passano meno bene gli altri commissari che mediamente guadagneranno 1667 euro in più, e tutti gli altri funzionari e dipendenti Ue che già godono di uno stipendio che va dai 3000 euro ai 20.000, più ovviamente varie indennità, rimborsi e privilegi.

von der Leyen aiuti di stato

È QUI LA FESTA

Gli stipendi base più bassi aumenteranno di circa 214 euro (passando a 3272 euro), quelli più alti di 1483 euro (arrivando 22.646 euro). Alla festa partecipano ovviamente anche gli eurodeputati la cui indennità per la prima volta supererà i diecimila euro al mese, arrivando a 10.495 euro.
Nel caso degli europarlamentari la tassazione è più alta, perché oltre al prelievo previsto per gli altri funzionari europei, c’è anche la tassazione decisa dallo Stato di cui il deputato fa parte. Il tutto però è compensato da un rimborso spese di 5mila euro del quale dal 2022 i deputati non devono rendere più conto.

Un bel sollievo, vista l’inflazione, eppure guai a parlare di “scala mobile”! I funzionari più esperti ti diranno che tali aumenti “sono semplicemente un adeguamento all’evoluzione del potere d’acquisto dei dipendenti pubblici nazionali a livello centrale”, cioè “un calcolo automatico introdotto nel 2013 per adeguare gli stipendi dei dipendenti al costo della vita”. E come chiamare tutto ciò se non “scala mobile” o “wage indexation” come direbbero gli anglofoni? Il 7% totale del 2022 dicono poi sia la combinazione di diversi fattori eccezionali. L’adeguamento automatico all’inflazione sarebbe solo del 4,4%, e riguarderebbe il periodo tra il luglio 2021 e luglio 2022. A questo si aggiunge un ulteriore 2,5% in più per compensare un aumento automatico annullato durante la pandemia.

POSSIBILI AZIONI LEGALI – Il 7% dunque non sconta ancora l’inflazione della seconda metà dell’anno che dovrà essere calcolata con il prossimo adeguamento e ovviamente sarà retroattiva. Il tutto se nel frattempo non succede qualcosa, cioè non venga in qualche modo eliminato il meccanismo introdotto nel 2013. Una battaglia che si preannuncia complicatissima anche perché, hanno già fatto sapere dalle parti di palazzo Berlaymont, qualsiasi modifica all’aumento di stipendio previsto, se non eseguita correttamente, potrebbe innescare azioni legali degli stessi dipendenti che sono per la maggiorparte esperti avvocati. Ma secondo molti è comunque una battaglia assolutamente necessaria: nel 2021 i dipendenti Ue avevano ricevuto un adeguamento dell’1,9% per un totale, secondo calcoli ufficiosi, di 200 milioni in più di spesa aggiuntiva. Gli aumenti del 2022 comporteranno una spesa ulteriore vicina al miliardo di euro, e così in prospettiva quelli di quest’ anno. L’alternativa è un consistente ridimensionamento del personale stesso, in particolare di quello sempre più numeroso con un contratto temporaneo, il più attivo e il meno pagato (fino un quarto rispetto ai pari mansione assunti).
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