La farsa del 25 aprile

Nell’imminente ricorrenza del 25 aprile, il sindaco di Todi ha negato il patrocinio alla “festa” più amata dai nostalgici dell’impero sovietico. Il presidente della sezione Anspi di Todi, ha replicato parlando di fatto gravissimo e ricordando la natura antifascista dell’associazione.

Invece di cimentarsi nell’arte della retorica, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, per onestà intellettuale e storica, avrebbe dovuto spiegare agli italiani ciò che nei testi della scuola pubblica è stato volutamente omesso e manipolato:

  • l’Italia non vinse la guerra, ma la perse;
  • la cosiddetta liberazione è stata prevalentemente determinata dagli alleati e in minima parte dai partigiani;
  • i partigiani comunisti dei Gap (Gruppi Azione Patriottica) provocavano deliberatamente i tedeschi ben sapendo che le ritorsioni avrebbero ammazzato cittadini inermi;
  • Mussolini, la Petacci e suoi collaboratori non vennero uccisi dai partigiani per motivi politici, ma per rubare le casse della Repubblica Sociale (detto anche l’oro di Dongo), tesoro con il quale poi il PCI acquistò la sede in Via Botteghe Oscure a Roma;
  • i “tribunali del popolo” (nomignolo camaleontico che i “liberatori” si dettero per giustificare la sete di sangue e vendetta) dal 25 aprile, dopo processi farsa senza difesa e senza appello, fucilarono, oltre a quindicimila fascisti e avversari, centotrenta sacerdoti, religiosi, parroci, cappellani militari e semplici preti senza incarichi specifici.

Crimini a sfondo religioso e politico dunque, accertati e documentati nei libri di Roberto Berretta e Gianpaolo Pansa. Ecco perchè insistere a celebrare il 25 aprile, equivale a schiaffeggiare la verità e a prendere a calci la vera storia d’Italia.

Gianni Toffali

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