Gratteri, legalizzare la marijuana non colpisce le cosche

Gratteri, legalizzare la marijuana non colpisce le cosche. Non possiamo liberalizzare cio’ che provoca danni alla salute

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ROMA, 8 LUG – “Penso che uno Stato democratico non si possa permettere il lusso di liberalizzare cio’ che provoca danni alla salute dei cittadini”. Lo dice alla Stampa il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri sull’ipotesi di una legalizzazione delle droghe leggere. E non ne fa solo una questione etica: “Il guadagno che si sottrarrebbe alle mafie e’ quasi ridicolo rispetto a quanto la criminalita’ trae dal traffico di cocaina e eroina. Un grammo di eroina costa 50 euro, un grammo di marijuana costa 4 euro. Non c’e’ paragone dal punto di vista economico”.

“Ogni 100 tossici dipendenti solo il 5% usa droga leggere. Di questa percentuale solo il 25% viene utilizzato da maggiorenni, l’altro 75% sono minorenni. Se noi pensiamo di liberalizzare e vendere droghe leggere e allora dovremmo ipotizzare di vendere
hashish e marijuana anche ai minorenni. Di sicuro non risolveremmo il problema di contrasto alle mafie”, sottolinea.
“Le mafie per coltivare canapa non pagano luce, acqua e soprattutto personale, se si legalizza invece bisogna assumere operai, pagare acqua, luce, il confezionamento, il trasporto. Si e’ fatto un esperimento a Modena creando delle serre, si e’ capito
che in questo modo un grammo costerebbe 12 euro, tre volte in piu’ di quanto costa al mercato nero. E’ evidente che il ‘consumatore’ andra’ comunque dove paga meno”.

Le droghe leggere per il mondo della criminalita’ organizzata spesso sono “il primo passaggio”, dice. “Nel momento in cui una piccola organizzazione criminale si conquista una piazza di spaccio con la marijuana il passo poi e’ breve per utilizzare quella stessa piazza per vendere eroina e cocaina”.

Per Gratteri il contrasto allo spaccio di hashish e marijuana non sottrae tempo e risorse a obiettivi piu’ importanti: “Le attivita’ investigative dimostrano che le organizzazioni criminali che vendono al dettaglio gli stupefacenti diversificano e quindi spacciano cocaina, eroina, ma anche marijuana, hashish e droghe sintetiche. Non vedo una dispersione di uomini e mezzi“. (ANSA).

Lo diceva anche Borsellino: legalizzare la droga non combatte la criminalità

Liberalizzare la droga per combattere il traffico clandestino? «È da dilettanti di criminologia». Sono le parole con cui Paolo Borsellino nel 1989 rispondeva ad una domanda che una ragazza le faceva durante un incontro pubblico a Bassano del Grappa. Già allora si pensava che la soluzione migliore per mettere il bastone tra le ruote alla mafia nei suoi affari di sostanze stupefacenti fosse legalizzare la droghe leggere, così da sottrarre alle organizzazioni criminali questo mercato.

L’analisi che fece il giudice palermitano è molto chiara, e risulta valida ancora oggi che si torna a parlare di legalizzazione della marijuana. «Forse non si riflette che la legalizzazione del consumo di droga non elimina affatto il mercato clandestino, anzi avviene che le categorie più deboli e meno protette saranno le prime ad essere investite dal mercato clandestino».

Inevitabile sarebbe creare fasce che non potrebbero accedere a questi prodotti, che sarebbero quelle più deboli su cui la criminalità tenterebbe di costruire i propri traffici: «Resterebbe una residua fetta di mercato clandestino che diventerebbe estremamente più pericoloso, perché diretto a coloro che per ragioni di età non possono entrare nel mercato ufficiale, quindi alle categorie più deboli e più da proteggere. E verrebbe ad alimentare inoltre le droghe più micidiali, cioè quelle che non potrebbero essere vendute in farmacia non fosse altro perché i farmacisti a buon diritto si rifiuterebbero di vendere. Conseguentemente mi sembra che sia da dilettanti di criminologia pensare che liberalizzando il traffico di droga sparirebbe del tutto il traffico clandestino e si leverebbero queste unghia all’artiglio della mafia». da tempi.it

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