Referendum, perché il Regno Unito non lascerà la UE

di Stefano Fugazzi (ABC Economics, Londra)

Chi ci segue dall’Italia, sponda “euroscettica”, avrà molto probabilmente brindato alla possibilità di poter vedere un giorno il Regno Unito abbandonare l’Unione Europea.

David Cameron on a visit to the Gulf States

 

Si farà il referendum? Forse sì (ma chi scrive, oltre a osteggiare l’idea, è altresì convinto che esso verrà posticipato, nda). E anche qualora lo si facesse nel 2017 è opportuno mettere in guardia i fan italiani (di solito parimenti molto vocali e molto poco informati circa le usanze e gli ordinamenti britannici, nda) di Cameron (Conservatori) e Farage (UKIP): il pensiero predominante degli operatori della City dice che gli inglesi (alla fine) voteranno a favore della permanenza nell’Unione Europea. Anche perché la Banca d’Inghilterra – che è azionista dalla BCE (fatto che pochi nostri colleghi italiani ricordano e/o conoscono, nda) – già da tempo si è schierata a favore della permanenza nell’Ue e, anzi, da diversi anni ormai lavora con Bruxelles sull’Unione Bancaria. E continuerà a farlo anche nel prossimo futuro (con buona pace degli euroscettici italiani!).

Lo scorso 12 maggio la Banca d’Inghilterra ha, infatti, commentato entusiasticamente il documento di consultazione della Commissione Europea in materia di rafforzamento del mercato dei capitali (‘Building a Capital Markets Union’). Nella nota che il Board della “Old Lady” ha inviato a Junker, presidente della Commissione Ue, si legge che “La Banca d’Inghilterra sostiene con forza l’iniziativa, il cui scopo è quello di massimizzare i benefici per l’economia reale derivanti dai mercati dei capitali e le istituzioni finanziarie non bancarie. Nello sviluppare la sua risposta, la Banca d’Inghilterra ha reiterato le conclusioni riportate in una precedente pubblicazione intitolata L’unione dei mercati dei capitali: implicazioni per la crescita e la stabilità”.

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