Immigrazione: 89,1 milioni di euro a Frontex per il 2014

euro-buttBRUXELLES, 17 apr –  – L’allocazione del budget 2014 di Frontex, per le operazioni in Italia Hermes e Aeneas, tra maggio e settembre, è di 7,1 milioni di euro. Lo apprende l’ANSA da fonti vicine a Frontex. Inoltre, grazie ad un trasferimento di 4,8 mln di euro dal budget di novembre 2013, è stato possibile condurre le operazioni tra gennaio e fine aprile 2014. “Con Mare nostrum in atto, non sono previste attività aggiuntive di Frontex, rispetto 2013”, spiegano però all’ANSA fonti vicine a Frontex.

“Tuttavia – si evidenzia – a seconda della situazione e dei mezzi finanziari di cui Frontex disporrà, le operazioni potrebbero essere estese anche ai mesi successivi, o rafforzate.

L’agenzia effettua un costante monitoraggio della situazione, in stretta collaborazione con le autorità italiane”. Il budget complessivo di Frontex per il 2014 è di 89,1 milioni. Di questi 42,1 milioni sono destinati alle operazioni. In particolare 21,4 per le operazioni in mare, spiegano le fonti.

L’allocazione per Hermes ed Aeneas, sulle coste italiane tra maggio e settembre, è di 7,1mln. Mentre 4,8mln (con trasferimenti dal budget del novembre 2013) sono stati impiegati per estendere le due operazioni anche nel periodo invernale (tra gennaio e fine aprile).

Dopo la tragedia di Lampedusa, nel novembre 2013 infatti, Frontex aveva ricevuto una somma aggiuntiva (rispetto al budget) di 8,2 milioni. Di questi 7,4mln per risposte operative alle frontiere marittime e 750mila per attività del Centro di supporto dell’agenzia.

Una parte sostanziale dei fondi è stata allocata per attività, ma la maggior parte (4,8 mln) è stata usata per estendere le operazioni di Hermes ed Aeneas da gennaio a fine aprile. ansa

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Per gli autori del rapporto Borderline, gli unici interessati al funzionamento di Eurosur sono stati Frontex e i fornitori di tecnologia. «Le industrie fornitrici di queste sofisticate tecnologie sono i principali agenti di pressione», conferma Keller. «Il rafforzamento del controllo delle frontiere non nasce da un bisogno reale ma obbedisce a dei principi ideologici a loro volta alimentati da interessi economici.

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Ma l’obiettivo continua a non essere chiaro: chiedono confini più “forti” ma non specificano cosa intendano con questa espressione». Dello stesso avviso è Claire Roder, giurista dell’associazione francese Gisti, che al business della xenofobia ha dedicato un libro-inchiesta, intitolato, appunto, Xénophobie Business (La Découverte, pp. 194, 16 euro). «In cinque anni d’attività l’agenzia europea Frontex ha moltiplicato il suo budget per quindici: un’enormità in tempo di crisi!», ha detto in un’intervista pubblicata da Liberation. «Non si può fare a meno di pensare che muri, recinzioni, radar e adesso droni che coprono i confini dell’Europa, servano meno ad impedire alle persone di passare che a generare profitti di tutti i tipi: finanziari, certo, ma anche ideologici e politici».

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