Energia, ridurre la quota di gas russo avrà costi altissimi per i cittadini

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12 apr. – La crisi in Ucraina e il suo possibile impatto sulla sicurezza energetica dell’Europa devono spingere la Ue a ripensare la propria politica energetica. E’ quanto hanno sottolineato ai microfoni di Bloomberg l’ad di Gdf Suez, Gerard Mestrallet, e John Browne, ex ad di Bp e oggi numero uno di Cuadrilla Resources, una societa’ attiva nell’esplorazione di bacini di shale gas in Gran Bretagna, commentando le affermazioni dell’ad Eni Paolo Scaroni.

Scaroni aveva affermato che l’Europa, se davvero intende ridurre la propria dipendenza dalla Russia, “deve lanciare un programma a medio termine fatto di regole favorevoli allo shale gas, aumento delle importazioni alternative, incremento delle interconnessioni tra gli Stati membri, efficienza energetica, energie rinnovabili razionali, piu’ nucleare, forse anche di piu’ carbone” e nominare un commissario senior per l’energia nel quale concentrare competenze oggi troppo frammentate.

“Nel lungo periodo, la scelta di ridurre la quota di gas russo in Europa sarebbe un’enorme decisione politica”, ha commentato Mestrallet, “l’opinione pubblica dovrebbe essere informata appieno dei costi molto piu’ alti che cio’ comporterebbe per i consumatori europei“. Secondo Browne, la Ue dovrebbe invece ripensare il suo approccio allo shale gas: “Una normativa costruttiva che consenta uno sviluppo spedito delle risorse di shale gas europee ridurrebbe materialmente la dipendenza dell’area dalle importazioni di gas”. “L’Europa ha bisogno di accedere a tutte le fonti di energia sfruttabili commercialmente”, ha concluso Browne. (AGI)

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