L’arma del killer di Campegine proviene dall’arsenale partigiano

18 giu – A Campegine, Alessandro Rizzi ha ucciso sulla sua auto una badante russa di nome Alena e tre ore più tardi, Fabio Artoni, nel corso di una sparatoria all’interno di un bar del paese.

I carabinieri sono in seguito risaliti alla persona che ha fornito l’arma a Rizzi, un pensionato di Campegine e lo hanno denunciato: l’arma è una P38 Walther, in uso ai nazisti durante la seconda guerra mondiale.

La P38 è un’arma che in passato è stata in dotazione degli ufficiali nazisti per poi diventare, negli anni ’70, l’arma simbolo dei terroristi italiani per gambizzare ed uccidere.

L’arma sequestrata ha una sua storia: è un’arma finita nelle mani dei partigiani dopo essere stata strappata ad un ufficiale nazista ucciso e, una volta terminato il conflitto, conservata con molta cura in questi lunghi anni. Era allora diffusa, fra i partigiani comunisti, la convinzione che le armi andassero conservate in previsione dell’imminente rivoluzione.

Durante l’interrogatorio di Rizzi è spuntato il nome di Silvano Ruozi, di 72 anni, presidente della bocciofila di Campegine, da quindici anni presidente dell’Arci locale.

Nell’abitazione di Ruozi sono stati rinvenuti fucili, pistole, esplosivi e micce illegalmente detenuti ed in seguito a tale rinvenimento Ruozi è stato portato in carcere per detenzione illecita di armi, esplosivi e munizionamento da guerra.

Alla luce di questi fatti il consigliere regionale del Pdl, Fabio Filippi, ha dichiarato: “In tutta questa vicenda due cose suscitano particolare preoccupazione e inquietudine: la facilità con la quale si può reperire un’arma da guerra a Campegine ed il fatto che a casa di un noto esponente comunista sia stato trovato un vero e proprio arsenale. Mi auguro che la magistratura indaghi a fondo su chi ha fornito l’arma al duplice omicida e sull’uso che è stato fatto, anche in passato, delle armi reperite nell’arsenale di Campegine. Di ‘compagni che sbagliano’ ce ne sono stati già troppi”.

Fabio Filippi

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