di Felice Manti – «Report ha la forza e il coraggio di mantenere il suo sguardo indipendente da tutto. Report ha sempre fatto il cane da guardia della democrazia. Ha guardato sempre con lo stesso sguardo chiunque governasse, di qualsiasi colore fosse».
Sarà vero quello che dice Sigfrido Ranucci alla Stampa qualche giorno fa, eppure nei giorni scorsi c’è stato un autorevole scienziato a sostenere esattamente il contrario in commissione Covid. Report avrebbe silenziato un servizio che imbarazzava l’allora premier Giuseppe Conte e dava ragione a Giorgia Meloni sul Covid, come ha fatto capire Giorgio Buonanno, ordinario di Fisica tecnica ambientale presso l’Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale e sentito in audizione la settimana scorsa in commissione d’inchiesta Covid.
Una testimonianza, la sua, passata inosservata come gran parte delle audizioni di scienziati ed esperti. Perché la narrazione del Covid «andrà tutto bene» è dura a morire nonostante quello che è emerso, dalla disorganizzazione del ministero della Salute ai pasticci su mascherine e Piano pandemico.
«Ho avuto un contatto con Report nell’ottobre 2020. Eravamo in piena pandemia, seconda ondata. Sono venuti da me un paio di volte. Poi il 2 gennaio 2021 sono stato alla Rai a fare un’intervista di due ore – ha riferito Buonanno alla commissione presieduta dal senatore Fdi Marco Lisei – La giornalista un paio di giorni dopo mi ha confermato di avere preparato il servizio. La mia stessa universitĂ aveva chiesto a Report chiarimenti sulla data di uscita del servizio». Ma il servizio non è mai uscito.
E perchĂ©? PerchĂ© il 18 gennaio 2021 il governatore Fdi delle Marche Francesco Acquaroli (recentemente riconfermato) aveva lanciato un progetto organico – finanziato a spese della Regione – per l’installazione di depuratori d’aria e impianti di ventilazione meccanica nelle scuole. Una misura che avrebbe stravolto completamente l’approccio usato sin a quel momento sia dal Cts che dal governo (interamente basato su distanziamento sociale e mascherina) che nel frattempo aveva sperperato centinaia di milioni di euro in banchi a rotelle (rivelatisi successivamente inutili) ed insistito sulle mascherine.
Dell’iniziativa di Acquaroli ne aveva scritto anche la Meloni a Mario Draghi in una lettera del 9 febbraio 2021. La futura premier ribadiva nella lettera al suo predecessore che in occasione delle consultazioni da presidente del Consiglio incaricato, tra le proposte presentate da Fratelli d’Italia da considerare «grandi priorità della Nazione» vi era un pacchetto di misure fondamentali per combattere il Covid tra cui rientrava il modello Marche, «primo Ente locale in Italia che aveva deciso di investire negli impianti di ventilazione meccanica controllata nelle scuole, per arginare il contagio e garantire la didattica in presenza».
Sappiamo che la Meloni non fu l’unica a suggerire questa misura. In un incontro del 17 marzo 2022, anche l’ex direttore dello Spallanzani Francesco Vaia ed il prorettore della Sapienza Livio De Santoli avevano «sottolineato l’importanza della ventilazione meccanica controllata nelle scuole per combattere il Covid», tanto proporre all’Esecutivo un «piano Marshall» per adeguare gli istituti scolastici.
Solo pochi giorni dopo, il 23 marzo 2022, sul sito di Giorgia Meloni, veniva pubblicato un comunicato in cui si sosteneva che «la ventilazione meccanica controllata nelle scuole abbatte il rischio contagio da Covid fino all’82,5%». Il dato emergeva «dallo studio condotto sul campo dalla Fondazione Hume presieduta da Luca Ricolfi in collaborazione con la Regione Marche».
Alla Stampa Ranucci ha dichiarato che a Report interessa solo la verità , eppure tra l’intervista al professor Buonanno sull’importanza della ventilazione meccanica e sull’iniziativa di Acquaroli (sciaguratamente «benedetta» dalla Meloni) erano passati solo pochi giorni. Il sospetto più che legittimo è che quell’intervista non sia stata mandata in onda per non sconfessare Conte e il governo giallorosso sulle misure messe in campo fino a quel momento per contrastare la pandemia.
Tra l’altro, come ha fatto notare durante l’audizione il senatore Fdi Antonella Zedda «l’adozione di adeguati sistemi di ventilazione negli ambienti chiusi era una delle azioni previste dal Piano pandemico 2006», frettolosamente scartato dall’esecutivo Pd-M5s. Con i risultati disastrosi in termini di morti anche in corsia di cui nessuno oggi vuole assumersi la responsabilità .
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