Donna che uccise il marito condannata all’ergastolo

giustizia Non punibile irregolare che colpisce poliziotto

Nessun dubbio, secondo i giudici: l’omicidio non fu per legittima difesa ma per dare sfogo a un sentimento di rabbia e rancore nei confronti del marito che voleva divorziare. Lo scorso 23 maggio 2023, la corte d’Assise di Milano ha condannato a 23 anni di carcere Lucia Finetti, donna di 54 anni che il 12 giugno del 2021 aveva ucciso il marito Roberto Iannello con ben 14 coltellate. Ora arrivano le motivazioni della sentenza che provano a spiegare (in parte) il perché di tanta ferocia. La relazione tra i due stava finendo e la moglie avrebbe accoltellato il marito dopo una lite in auto in un quartiere milanese.

“Non ricordo nulla, ero sotto choc. Non ho fatto nulla, ma se l’ho fatto è stato per legittima difesa, perché lui era furioso per questioni di soldi”, aveva provato a difendersi la donna durante l’interrogatorio davanti al gip dopo l’arresto. La difesa aveva puntato soprattutto sull’eccesso di legittima difesa.

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Le motivazioni della sentenza

Le “quattordici coltellate inferte al coniuge sono indice di una reazione del tutto abnorme, ingiustificata e priva di qualsivoglia empatia umana rispetto a una vicenda del tutto comune e usuale, per quanto dolorosa, quale la fine di una relazione amorosa” scrivono i giudici milanesi. Nel corso del processo è stato ricostruito che Iannello aveva deciso di chiudere un matrimonio durato 23 anni con l’imputata dopo aver avviato una relazione extra coniugale con una collega di lavoro.

Finetti aveva messo a verbale di aver incontrato quel giorno il marito, da cui si stava separando, per “l’ultima lezione di guida”. Lei, anche se aveva preso la patente, non guidava più da tempo e lui la stava aiutando a riacquistare dimestichezza con la macchina. Secondo la Procura, la donna avrebbe ucciso il marito per motivi economici, ma anche perché era gelosa di lui. La donna, hanno scritto i giudici “covava un sentimento di rabbia e rancore”. E non hanno riconosciuto alcuna attenuante.

I giudici hanno spazzato via le ipotesi di una legittima difesa e di un vizio di mente, anche solo parziale, ma hanno escluso l’aggravante della premeditazione, contestata dall’accusa assieme a quella del vincolo coniugale. E hanno così anche assolto la donna dal reato di porto abusivo del coltello. Per la Corte, infatti, non ci sono prove certe che Finetti abbia “portato con sé il coltello al deliberato scopo di uccidere Iannello”.
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