Governo Meloni: tra ‘scudo erariale’ e controllo della Corte dei Conti

Meloni e Giorgetti

GOVERNO MELONI: TRA “SCUDO ERARIALE” E CONTROLLO CONCOMITANTE DELLA CORTE DEI CONTI

Ci vuole coraggio ad essere un elettore di centro-destra, o meglio della “destra della sinistra”. Da ottobre 2022 ad oggi la scelta del “meno peggio” (voto Giorgia Meloni piuttosto che la sinistra) non ha portato, come volevasi dimostrare, ad alcuna vera discontinuitá rispetto agli Esecutivi precedenti: dalla “non lotta” all’immigrazione clandestina all’invio di armi in Ucraina, da un atteggiamento passivo nei confronti dell’Unione Europea al mancato coraggio di abrogare espressamente le sanzioni per le persone non vaccinate over 50 (è stata solo prorogata la sospensione), dall’accondiscendenza verso i temi della “transizione green” (pensiamo alla retorica trionfalistica sull’istituzione del registro (nell’ambito del mercato volontario) dei crediti di carbonio per il settore agro-forestale che dovrebbe aiutare le zone montane) alla proroga delle mascherine, voluta dal Ministro della Salute, nonostante la stessa OMS abbia dichiarato cessata la pandemia e il margine di scelta, garantito dall’ordinanza ministeriale, in capo alle singole Aziende sanitarie locali.

L’ultima vergogna di questo Governo concerne il decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44 in corso di conversione in legge formale da parte del Parlamento. Nel testo discusso alla Camera dei Deputati, dove ovviamente il Ministro senza portafoglio per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha posto posto la questione di fiducia per blindare il disegno di legge, è stata inserita la proroga, fino al 30 giugno 2024, del c.d. “scudo erariale”, ossia la possibilitá di contestare al funzionario pubblico il relativo danno unicamente in caso di inerzia e dolo, ma non per colpa grave.

La risposta del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore, On. Giorgia Meloni, sul punto non appare convincente. Non si tratta, infatti, di prorogare un istituto giuridico come ha fatto il Governo Draghi nel maggio 2021, ma di non comprendere che la situazione è molto diversa: lo scudo, introdotto in piena pandemia (art. 21 del decreto-legge n. 76/2020 convertito, con modificazioni, nella legge ordinaria dello Stato n. 120/2020), aveva una sua ratio in quello specifico contesto, cioè tutelare gli amministratori pubblici che si trovavano ad operare in un regime straordinario che, al momento, è cessato (lo stato di emergenza di rilievo nazionale per la pandemia è terminato il 31 marzo 2022). Questo significa deresponsabilizzare chi gestisce la cosa pubblica ed, al contempo, aprire uno spazio di impunitá, nonostante non manchino le discussioni dottrinali sulla reale efficacia dello scudo.

Inoltre, sempre in occasione della conversione del decreto-legge n. 44/2023, si è inserito un emendamento volto a sottrarre alla Corte dei Conti il controllo concomitante, che svolge anche una funzione propulsiva ed acceleratoria, in relazione all’attuazione dei fondi del Piano nazionale di ripartenza e resilienza. Ora, a prescindere dalle critiche al Piano ed ai progetti finanziati, è indubbio che i controlli svolti in sede europea riguardano esclusivamente la corrispondenza tra “impegni presi e realizzazione nei tempi previsti” e non suppliscono all’eventuale carenza di controlli interni agli Stati, in particolare quelli concernenti prevenzione e verifica di frodi, nonché possibili conflitti di interesse, andando ad incidere sullo stesso principio di buon andamento della Pubblica amministrazione di cui all’art. 97 della Costituzione vigente.

Accanto alle funzioni di controllo che il Testo fondamentale, nell’art. 100, comma 2, attribuisce alla Corte dei Conti (organo di rilievo costituzionale), la legislazione ordinaria ne ha attribuito altre, tra cui quella sulla verifica concomitante, le quali attuano precise norme costituzionali accanto al già ricordato art. 97 e non ammettono limitazioni temporanee: l’art. 81 sul rispetto degli equilibri di bilancio e l’art. 119 in tema di coordinamento della finanza pubblica. In ragione di tutto questo, un’alternativa credibile alla Meloni non è solo un impegno, ma una urgente necessitá.

prof. Daniele Trabucco – costituzionalista

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