Sanremo 2023, altro che boom: ascolti in calo

Sanremo 2023

di Marco Scottiwww.affaritaliani.it – Sanremo, nessun boom di ascolti, anzi…
I numeri dovrebbero essere inattaccabili. Dovrebbero, appunto. Perché se girati in maniera “vantaggiosa” possono far passare un messaggio distorto. Così la prima serata di Sanremo viene descritta come un successo nonostante abbia avuto 200mila spettatori in meno della scorsa edizione, 10.7 milioni contro i 10.9 del 2022. Com’è stato possibile arrivare a questo risultato? Semplice: nel frattempo è cambiato il modo di conteggiare lo share: l’Auditel, l’ente preposto a “contare” i telespettatori, ha modificato le sue metriche. Così, con un abile – e per certi versi comprensibile – piccolo inganno, dunque, si è scelto di spostare l’attenzione sullo share, sbandierato come in crescita di oltre sette punti percentuali. Ma leggendo i numeri, che non dovrebbero mentire, si scopre che il 62% di share di quest’anno sarebbe stato in realtà intorno al 55%, in linea con quello del 2022.

IL FUTURO DEL CEO FUORTES ORMAI SEGNATO

Nessun trionfo per Sanremo, nessun successo per Amadeus, nessun sollievo per l’amministratore delegato Carlo Fuortes, che sarà messo ancora più in crisi da ascolti non particolarmente brillanti. Come Affaritaliani.it aveva raccontato dettagliatamente, l’AD è sempre più isolato: ha i sindacati dei lavoratori in agitazione, quello dei dirigenti che ha emesso un comunicato di fuoco e tre soli voti (incluso il suo) in un cda da sette membri. Qualche giorno fa si è salvato solo per l’assenza di due consiglieri, altrimenti il suo destino sarebbe stato segnato. La presenza di Sergio Mattarella in sala è stata gestita dal super agente Lucio Presta, così come quella di Roberto Benigni. Presta che, per inciso, è anche il manager di quell’Amadeus che ha un contratto anche per il prossimo anno.

Attenzione perché il malcontento contro Fuortes sta continuando a crescere sotto tutti i punti di vista. L’ADRAI, l’Associazione dei Dirigenti Rai, ha inviato un comunicato durissimo fin dal titolo: la Rai infatti viene definita “un’azienda in stato confusionale”. E per questo viene dichiarato lo stato di agitazione. Alcuni passaggi sono particolarmente complessi. Oltre a ricordare che Fuortes è ancora al timone solo grazie al voto “zoppo” dell’altro giorno, c’è grande preoccupazione per il piano industriale che dovrà essere portato all’attenzione del cda entro le prossime settimane.

“Il piano industriale – si legge nel documento – ancora non è stato sviluppato in tutte le sue linee eppure si poggia in maniera essenziale sul piano immobiliare che, complice la crisi generale ma anche la lentezza decisionale, vede il rischio concreto di ridimensionare il valore di realizzo delle cessioni previste”. E tutto si conclude con una richiesta precisa: “L’Associazione Dirigenti RAI (ADRAI) per spirito di responsabilità non può più sottacere le criticità aziendali per troppo tempo non affrontate dal Vertice Aziendale e chiede l’apertura di un confronto costruttivo per garantire a tutti i cittadini-abbonati un Servizio Pubblico Radiotelevisivo all’altezza delle aspettative”.

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