Stoccolma: attivista brucia Corano davanti ambasciata turca, allargamento Nato a rischio

Stoccoma: attivista brucia Corano

L’attivista anti-Islam Rasmus Paludan ha aumentato le tensioni tra Svezia e Turchia inscenando una protesta davanti all’ambasciata turca a Stoccolma, in cui ha bruciato il Corano. Circondato dalla polizia, Paludan ha portato avanti il suo gesto facendo commenti denigratori sugli immigrati e sull’Islam.

Dura condanna da parte del ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu

“Nonostante tutti gli avvertimenti arrivati dal nostro Paese, oggi il nostro libro sacro, il Corano, è stato attaccato in maniera volgare. Un attacco che condanniamo con la più assoluta fermezza. Si fa passare sotto il nome di libertà di espressione una manifestazione apertamente provocatoria e razzista, che prende di mira l’Islam e i nostri valori. Siamo dinanzi a un crimine d’odio che mostra ancora uno volta il clima di islamofobia raggiunto in Europa”, si legge nel comunicato.

L’annuncio della manifestazione e del permesso accordato aveva già causato la convocazione nella tarda serata di ieri dell’ambasciatore svedese ad Ankara, Staffan Herrstrom, presentatosi presso il ministero degli Esteri di Ankara per la seconda volta in una settimana. L’11 gennaio infatti una manifestazione a Stoccolma aveva mandato su tutte le furie la Turchia. Durante il corteo era stato appeso a testa in giù un manichino del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan.

E come diretta conseguenza oggi il ministro della Difesa turco ha annunciato la cancellazione della prevista visita ad Ankara dell’omologo svedese Pal Jonson. “Abbiamo raggiunto una fase in cui non vi è importanza né senso nella visita di Jonson in Turchia il 27 gennaio. Pertanto, abbiamo annullato la visita”, ha detto Hulusi Akar. Jonson avrebbe dovuto discutere con Akar della richiesta di adesione alla Nato di Stoccolma, che deve ancora essere avallata dalla Turchia.

Le polemiche chiaramente pesano sul futuro dell’allargamento Nato e sul rispetto dell’intesa siglata da Turchia, Svezia e Finlandia lo scorso giugno a Madrid. Un protocollo in cui i due Paesi scandinavi, aspiranti membri Nato, per convincere Erdogan a togliere il veto all’allargamento hanno promesso non solo l’estradizione di alcune persone accusate di terrorismo dalla Turchia, ma anche di vietare manifestazioni di sostegno ai curdi del Pkk/Ypg e raccolte fondi a favore dei separatisti curdi. Dall’eventuale via libera di Ankara dipende l’ingresso della Svezia nella Nato.
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