Rosalba Ciucci (Anpi) la fa fuori dal vaso e annuncia che Resistenza e democrazia sono in pericolo

di Aldo Grandi

Lucca – Un intervento inutile, fuori luogo, storicamente inesatto e, soprattutto, non rispettoso di quello che era o, meglio ancora, avrebbe dovuto essere il contenuto della seduta di consiglio comunale straordinario a Palazzo Santini. Si doveva, infatti, affrontare a viso aperto le tematiche per Lucca nel 2030, ossia quali possibilità di sviluppo e in quali direzioni muoversi per cercare di realizzarle. Iscritti a parlare in molti, tra cui professionisti, industriali, giornalisti, operatori culturali e semplici cittadini. Tutti interessati a manifestare il proprio pensiero in merito a ciò che dovrebbe essere e non sapremo mai se sarà, la loro città ideale.

Poi, improvvisamente, è apparsa lei, Rosalba Ciucci, presidente dell’Anpi lucchese della quale non conosciamo, per colpa della nostra ignoranza sicuramente, i requisiti resistenziali e partigiani maturati per poter essere nominata a quel ruolo. Ma, del resto, non è una novità: con l’andata nel mondo dei più di coloro che, effettivamente, combatterono il nazi-fascismo, per poter mantenere viva la memoria e, perché no?, anche i contributi statali che da essa ne derivano, l’Anpi ha scelto nuovi dirigenti che, ovviamente, per ragioni anagrafiche non possono aver preso parte alla lotta di liberazione dall’oppressore.

L’intervento di Rosalba Ciucci non ha riguardato il futuro ipotetico di Lucca fra 12 anni, bensì il presunto pericolo nel quale è piombata negli ultimi tempi l’Italia a seguito dell’avvento al governo di forze razziste che rappresentano una minaccia per la democrazia conquistata con grandi sacrifici. Un percorso storico durato sei minuti nel corso dei quali la Ciucci ha chiamato in causa il fascismo e gli italiani dell’epoca trattati da incapaci dal regime mussoliniano italiani che, però, sono stati capaci di ribellarsi e insorgere rovesciando la dittatura.

Purtroppo l’interpretazione del fascismo propria di questa signora e di tutta la sinistra dall’immediato dopoguerra in poi, è stata quella di vedere nel fascismo una maggioranza pressoché totalizzante sottomessa ad una minoranza, fascista, che con l’inganno, la violenza, la dittatura ha costretto un popolo a credere in un uomo e in una ideologia. “Democrazia e Resistenza non possono essere scissi” ha detto Ciucci aggiungendo che “l’Anpi ha il dovere di mobilitarsi quando Resistenza e democrazia sono in pericolo” e che “il momento attuale è ad alto rischio di involuzione”.

Forse alla Ciucci andrebbero regalati alcuni libri di storia del e sul fascismo e in particolare ci piacerebbe sapere quanto conosce, questa gentildonna, del Ventennio, di ciò che ha rappresentato, ma, in particolare, siamo certi che mai si è posta la domanda che Ruggero Zangrandi, storico e autore de Il lungo viaggio attraverso il fascismo, ebbe a formulare nella sua prefazione. E cioè che non è tanto importante sapere se gli italiani sono stati o meno fascisti, ma perché così tanti poterono esserlo, decine di migliaia dei quali, né migliori né peggiori di tanti altri, andarono volontari sui fronti di mezza Europa e dell’Africa per farsi ammazzare in nome di un Uomo che seppe soltanto condurli alla morte.

Gli anni del consenso, anche se consenso si può dire fino ad un certo punto all’interno di un regime totalitario, ci furono e gli italiani sono stati, perché negarlo, fascisti. Aveva ragione Renzo De Felice, docente di storia dei partiti politici alla facoltà della Sapienza di Roma nonché storico autore della più estesa, documentata e obiettiva biografia del fascismo e di Mussolini, in un incontro con il sottoscritto giovane studente e scrittore appena ventenne, quando disse che solo la guerra e, in particolare, solo dopo alcuni anni, gli italiani iniziarono ad odiare il fascismo per tutto ciò che aveva provocato.

Questo la sinistra non l’ha mai voluto accettare, altrimenti avrebbe dovuto ammettere che il fascismo in Italia non era stato solo il frutto e lo strumento, marxisticamente parlando, dell’oppressione di una classe sull’altra, ma qualcosa di ben più ampio e rispondente, probabilmente, ai presupposti storici dell’epoca e al carattere, perché no?, degli italiani.

Persino, se non sbagliamo, Chivas Regal all’anagrafe Francesco Battistini, è intervenuto più volte per cercare di riportare la Ciucci dentro il seminato, ma inutilmente. C’è stato, infine, l’attacco personale a Barsanti e a CasaPound, con tanto di riferimento alle violenze fasciste di questi ultimi tempi che, a Lucca, ma noi non ce ne siamo accorti, pare siano state quotidiane. Nessun riferimento, per carità, agli incidenti del G7 con i centri sociali che hanno aggredito polizia e carabinieri, ma si sa, quando la violenza arriva da sinistra è violenza buona.

Alla Ciucci vorremmo dire che se la democrazia è in pericolo oggi nell’anno di (dis)grazia 2019, la colpa non è delle striminzite pattuglie di nostalgici fascisti sempre più numerosi a mano a mano che le Boldrini, i Fiano, gli intellettuali radical chic verniciati di rosso pretendono di vedere nero dappertutto, bensì di un Pensiero Unico globalizzato che tende a distruggere ogni residuo di identità, da quella politica a quella storica, da quella antropologica a quella sessuale e sappiamo bene dove questa volontà disgregatrice e omogeneizzante mirante a distruggere ogni differenza in nome di un presunto e falso egualitarismo, risiede. Non certamente nella casa di coloro che mai e poi mai accetteranno compromessi di alcun genere, tantomeno con chi, fino a ieri e di nuovo oggi, predica odio e rancore per dividere anziché unire.

E’ allucinante che per un consiglio comunale straordinario che affronti la Lucca del 2030, si debba ancora sentire parlare di fascismo, morto e sepolto, fortunatamente, nel 1945 e risvegliatosi solamente negli anni Sessanta-Settanta in concomitanza con l’avvento di una militanza rivoluzionaria che avrebbe voluto rovesciare, anche quella, gli istituti democratici del Paese.

Fabio Barsanti ha, poi, replicato, con una calma e una pazienza invidiabili. Che sia fascista non lo mettiamo in dubbio, ma che sia un criminale attentatore delle libertà democratiche dei lucchesi non lo crediamo.

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