Carcere Bologna, detenuti ubriachi mandano 5 agenti in ospedale

5 agenti di Polizia penitenziaria feriti nel corso di una aggressione andata in scena ieri sera dopo le 18 al carcere della Dozza. Da quanto si apprende alla base dell’episodio potrebbe esserci ancora il problema dell’alcol che i detenuti produrrebbero nelle celle, visto che la vendita è vietata.

Ieri sera, intorno alle ore 18.20, gli agenti del turno serale sono stati dirottati presso il secondo piano giudiziario della braccio “B”, dove era in atto una protesta da parte di due detenuti stranieri. Sembrerebbe che verso le ore 18:00, i due, in preda ai fumi dell’alcool, davano in escandescenza, insultando e minacciando il personale: “Uno dei due detenuti si procurava anche dei tagli sulle braccia, agitando le quali, lanciava il sangue proveniente dalle ferite da taglio verso il personale intervenuto a sedare l’intemperanza dei reclusi – rende noto la CGIL – tre Poliziotti sarebbero stati raggiunti dal sangue del detenuto, uno dei quali negli occhi. Gli stessi sarebbero poi stati accompagnati presso il PS per le cure del caso”.

Una violenta protesta è scoppiata ieri anche nella Casa circondariale di Spini di Gardolo a Trento in seguito al suicidio di un detenuto di 32 anni.

“La cosa grave è che, come spesso avviene in tali situazioni, il personale sia dovuto intervenire a mani nude” senza cioè i mezzi previsti dalla normativa in casi specifici, dopo un’adeguata formazione professionale per la gestione di gravi eventi critici, fa sapere il sindacato “nell’esprimere solidarietà ai colleghi vittime delle gravi intemperanze dei reclusi, che potevano avere conseguenze drammatiche, questa Organizzazione Sindacale, ancora una volta è a denunciare con forza come, alle molteplici modifiche delle modalità custodiali, il DAP non abbia fatto seguire adeguate iniziative volte a ridurre il “rischio professionale” a cui va incontro quotidianamente il personale di Polizia Penitenziaria, se non una scarna circolare di recente emanazione (12/06/2018), a firma del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, attraverso la quale si raccomanda il personale in divisa “ad usare ogni più opportuna cautela e attenzione al fine di preservare la propria incolumità personale, in primis, nonché la sicurezza dell’istituto” (roba da non credere), oltre a rivolgere alle Direzioni degli II.PP. un vacuo invito a rappresentare eventuali necessità d’incremento d’organico, come se il Dipartimento non fosse già a conoscenza della drammatica carenza di personale sofferta nelle carceri del Nord Italia, ed altre sterili raccomandazioni ad attuare la normativa vigente in tema di gestione del detenuto, anche dal punto di vista disciplinare”.

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