Gulen: il golpe è una messa in scena di Erdogan

 

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Sono quasi 300 i morti durante il tentativo fallito di colpo di Stato avvenuto in Turchia: si tratta di 41 ufficiali di polizia, due soldati, 47 civili e 104 persone descritte come complottisti. Oltre 1.400 i feriti. La notte piu’ lunga si conclude dunque con il fallimento del golpe tentato da una fazione dell’esercito contro il presidente Tayyip Erdogan.

Sono 2.839 finora i militari arrestati. Il premier turco Binali Yildirum ha detto che nella costituzione del Paese non è prevista la pena di morte, ma aggiungendo che il governo considererà cambiamenti legali per accertarsi che simili tentativi di colpo di stato non si ripetano mai più.

Erdogan ha chiesto agli Stati Uniti l’estradizione di Fethullah Gulen, l’ex imam che vive in America accusato di essere l’ispiratore del fallito colpo di Stato. Ma secondo Gulen “c’è la possibilità che il golpe di stato in Turchia sia stata una messa in scena per continuare ad accusare i miei sostenitori”

Gulen –  “C’è la possibilità che il golpe di stato in Turchia sia stata una messa in scena per continuare ad accusare i miei sostenitori”. Lo dice l’imam e magnate turco Fethullah Gulen ai giornalisti fuori dalla sua casa a Saylorsburg, Pennsylvania.

“Non penso che il mondo possa credere alle accuse del presidente Erdogan. Ora che la Turchia ha intrapreso il sentiero della democrazia non può tornare indietro”, ha aggiunto secondo quanto riportato dal Guardian. ansa

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Il movimento guidato da Gulen controlla associazioni professionali e studentesche, organizzazioni caritatevoli, aziende, scuole, università, radio, televisioni e quotidiani e ha milioni di membri sia in Turchia che all’estero, nonché in Italia. Il predicatore, in esilio volontario negli Stati uniti dal 1999, (in una fortezza dove è protetto, dicono i vicini, da un centinaio di guardie turche con tanto di elicottero.) si è pronunciato più volte a favore dei diritti umani e del processo di democratizzazione e promuove una visione liberale dell’Islam, ma secondo i suoi critici dietro a quest’immagine tollerante si nasconderebbe invece un personaggio poco trasparente e un sistema clientelare occulto con infiltrazioni nella polizia e il sistema giudiziario turco.

Fethullah Gulen, in una rara intervista pubblicata ieri sul sito del mensile americano the Atlantic, non ha perso l’occasione per criticare l’operato del governo Erdogan: “E’ fondamentale per la Turchia preservare le conquiste fatte, in parte grazie alla relazione in corso con l’Europa, e avanzare nel processo di democratizzazione – ha detto Gulen – Se la Turchia sarà in grado di sviluppare buoni rapporti diplomatici nella regione, penso che sarebbe nell’interesse dell’Europa, gli Stati uniti e il mondo, gestendo e gestisce, secondo i critici, una cifra tra i 22 e i 50 miliardi di dollari. Ma non penso che la Turchia al momento stia facendo quello che può a tale scopo”.

Un rapporto dell’intelligenza turca MİT, lo ha dichiarato un “agente della CIA”, e nelle sue memorie, Osman Nuri Gündeş, ex-capo dei servizi segreti turchi, parlò di una stretta collaborazione tra Gülen e la CIA in Asia Centrale, dove gli agenti statunitensi agivano sotto la veste di “insegnanti d’inglese” nelle scuole del movimento.

 

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