Turchia: chiesti 34 anni di carcere per il magnate filo-USA Fethullah Gulen

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Un procuratore di Istanbul ha chiesto una condanna a 34 anni di carcere per “cospirazione, falsificazione di documenti ufficiali e diffamazione” nei confronti del magnate e imam Fethullah Gulen, ex sodale e ora nemico numero uno del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, accusato di aver creato uno “stato parallelo” in Turchia per rovesciare il governo.

Lo riferisce il quotidiano Hurriyet. Dal 1999 Gulen vive in auto-esilio in Pennsylvania, negli Stati Uniti.

Il predicatore musulmano Fethullah Gulen è leader della potentissima confraternita religiosa “Hizmet”, la più influente confraternita musulmana, una sorta di Opus Dei all’islamica, che con Gulen ha raggiunto milioni di seguaci e un fatturato di miliardi di dollari, costruendo scuole, università, controllando giornali e gruppi economici, infiltrandosi nella magistratura e nella polizia turca dove ha numerosissimi seguaci, malgrado viva all’estero.

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Gulen si è sempre detto contrario ad appoggiare la guerriglia anti-Assad in Siria, alla rottura con Tel Aviv, all’apertura ai Fratelli Musulmani.

Fethullah Gulen, l’imam piu’ potente del mondo

Fethullah Gulen: il sogno neo-ottomano dell’islam turco

Il movimento guidato da Gulen controlla associazioni professionali e studentesche, organizzazioni caritatevoli, aziende, scuole, università, radio, televisioni e quotidiani e ha milioni di membri sia in Turchia che all’estero, nonché in Italia. Il predicatore, in esilio volontario negli Stati uniti dal 1999, (in una fortezza dove è protetto, dicono i vicini, da un centinaio di guardie turche con tanto di elicottero.) si è pronunciato più volte a favore dei diritti umani e del processo di democratizzazione e promuove una visione liberale dell’Islam, ma secondo i suoi critici dietro a quest’immagine tollerante si nasconderebbe invece un personaggio poco trasparente e un sistema clientelare occulto con infiltrazioni nella polizia e il sistema giudiziario turco.

Un rapporto dell’intelligenza turca MİT, lo ha dichiarato un “agente della CIA”, e nelle sue memorie, Osman Nuri Gündeş, ex-capo dei servizi segreti turchi, parlò di una stretta collaborazione tra Gülen e la CIA in Asia Centrale, dove gli agenti statunitensi agivano sotto la veste di “insegnanti d’inglese” nelle scuole del movimento.

I primi segnali che qualcosa nel rapporto tra Erdogan e Gulen si stava incrinando sono arrivati a fine maggio 2013, quando nel pieno delle manifestazioni a difesa del parco Gezi il quotidiano Zaman, vicino alla confraternita, ha dato spazio a opinioni sempre più critiche verso il premier. Una presa di posizione che la stampa pro-governativa ha interpretato come un cambio di linea del movimento di Gulen accusato di aver alimentato le proteste per mettere in difficoltà il premier.

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