Turchia: il miliardario predicatore Gulen vorrebbe sostituire Erdogan

 

TURCHIAgulen17 ago – Il premier turco Recep Tayyip Erdogan, già indebolito dalle manifestazioni anti-governative che hanno attraversato il paese negli scorsi mesi, deve fare ora i conti con una nuova crisi di leadership. Questa volta le critiche al suo operato non vengono dall’opposizione, ma dal predicatore musulmano Fethullah Gulen, leader della potentissima confraternita religiosa “Hizmet” (Servizio in turco, Ndr), storicamente vicina al governo. Una presa di posizione che potrebbe spaccare il conservatore Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) mettendo il premier in forte difficoltà.

Fethullah Gulen, l’imam piu’ potente del mondo

Fethullah Gulen: il sogno neo-ottomano dell’islam turco

Il movimento guidato da Gulen controlla associazioni professionali e studentesche, organizzazioni caritatevoli, aziende, scuole, università, radio, televisioni e quotidiani e ha milioni di membri sia in Turchia che all’estero, nonché in Italia. Il predicatore, in esilio volontario negli Stati uniti dal 1999, (in una fortezza dove è protetto, dicono i vicini, da un centinaio di guardie turche con tanto di elicottero.) si è pronunciato più volte a favore dei diritti umani e del processo di democratizzazione e promuove una visione liberale dell’Islam, ma secondo i suoi critici dietro a quest’immagine tollerante si nasconderebbe invece un personaggio poco trasparente e un sistema clientelare occulto con infiltrazioni nella polizia e il sistema giudiziario turco.

Fethullah Gulen, in una rara intervista pubblicata ieri sul sito del mensile americano the Atlantic, non ha perso l’occasione per criticare l’operato del governo Erdogan: “E’ fondamentale per la Turchia preservare le conquiste fatte, in parte grazie alla relazione in corso con l’Europa, e avanzare nel processo di democratizzazione – ha detto Gulen – Se la Turchia sarà in grado di sviluppare buoni rapporti diplomatici nella regione, penso che sarebbe nell’interesse dell’Europa, gli Stati uniti e il mondo, gestendo e gestisce, secondo i critici, una cifra tra i 22 e i 50 miliardi di dollari. Ma non penso che la Turchia al momento stia facendo quello che può a tale scopo”.

Un rapporto dell’intelligenza turca MİT, lo ha dichiarato un “agente della CIA”, e nelle sue memorie, Osman Nuri Gündeş, ex-capo dei servizi segreti turchi, parlò di una stretta collaborazione tra Gülen e la CIA in Asia Centrale, dove gli agenti statunitensi agivano sotto la veste di “insegnanti d’inglese” nelle scuole del movimento.

I primi segnali che qualcosa nel rapporto tra Erdogan e Gulen si stava incrinando sono arrivati a fine maggio, quando nel pieno delle manifestazioni a difesa del parco Gezi il quotidiano Zaman, vicino alla confraternita, ha dato spazio a opinioni sempre più critiche verso il premier. Una presa di posizione che la stampa pro-governativa ha interpretato come un cambio di linea del movimento di Gulen accusato di aver alimentato le proteste per mettere in difficoltà il premier.

Speculazioni smentite con forza in un dettagliato comunicato diffuso il 13 agosto della Fondazione dei giornalisti e gli scrittori, un gruppo vicino alla confraternita di Gulen, ripreso in prima pagina da molti quotidiani turchi, che strizza l’occhio al movimento Occupy Gezi : “Le proteste pacifiche sono in linea con la democrazia – recita la dichiarazione – Il nostro approccio non è diverso da quello assunto da Abdullah Gul, Bulent Arinc, Nabi Avci e Idris Bal” tutti esponenti del partito di Erdogan che a differenza del primo ministro a inizio giungo avevano mostrato comprensione e cercato una mediazione con i manifestanti.

Il sostegno all’ala moderata dell’Akp della potente confraternita di Gulen rappresenta un ulteriore colpo alla leadership di Erdogan e al suo progetto presidenzialista e potrebbe portare a una spaccatura interna all’Akp, secondo Calisar infatti “le amministrative sono importanti. In alcuni luoghi la confraternita potrebbe essere una forza determinante e se l’Akp non avrà successo allora [Gulen] potrebbe puntare [per la leadership del partito] sull’opzione Gul”.

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