L’attacco di Draghi alle Costituzioni e alle leggi elettorali

 

Dal giornale online portoghese Publico,  ci giunge notizia delle gravissime esternazioni di Draghi al Consiglio di Stato portoghese. Un attacco eversivo dell’ordine costituzionale – secondo il  giornale portato avanti, per carità, con molta circospezione e “sensibilità” – in cui si fa notare come leggi elettorali e patto costituzionale tra popolo e organi rappresentativi siano in realtà di ostacolo alle “riforme strutturali”.   Disattendere ripetutamente le indicazioni del voto popolare può cominciare a diventare rischioso, meglio tentare di metterci una pietra sopra…   VOCI DALL’ESTERO

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di Leonete Botelho – Traduzione di @brancaleone72

Draghi suggerisce la revisione delle Costituzioni e delle leggi elettorali

Per quello che è stato detto, ma anche per il non detto, il primo Consiglio di Stato di Marcelo Rebelo de Sousa (il nuovo Presidente della Repubblica, ndt) ci ha regalato molte sorprese, ed è stato anche abbastanza rivelatore.

L’ospite d’eccezione, Mario Draghi, ha sorpreso per la forte impronta politica del suo intervento al Palazzo di Belem, mentre Antonio Costa (PdC, ndt) ha sorpreso molti dei partecipanti per aver omesso quei chiarimenti sul Programma di Stabilità che erano uno dei temi all’ordine del giorno.

L’intervento del Presidente della Banca Centrale è stato reso pubblico mentre Draghi  stava ancora parlando  ai membri del Consiglio di Stato: uno dei punti chiave è stata la difesa delle riforme realizzate dal governo precedente e un’esortazione all’esecutivo attuale per non cambiare direzione e dare seguito a quest’impeto riformatore.

Ma è stato soprattutto nel dibattito successivo – due ore di domande e risposte molto interessanti – che questo leader europeo ha rivelato meglio il suo pensiero. Mario Draghi ha parlato di cambiamenti alla Costituzione e alle leggi elettorali, pur non riferendosi mai direttamente o specificamente al Portogallo. Se nel primo intervento aveva affermato che “migliorare il funzionamento del mercato del lavoro continua ad essere fondamentale” ed era  “un’importante sfida per il Portogallo“, nelle risposte successive ha sostenuto che le Costituzioni nazionali sono, molto spesso, di ostacolo a riforme come questa.

E non solo. Tra le riforme che il presidente della BCE ritiene necessario concretizzare, ha elencato, oltre alla prevedibile riforma delle pensioni (prioritaria), a quella  della giustizia e della scuola, anche la modifica delle leggi elettorali, nell’ottica della governabilità.

Lo ha fatto in modo sottile, senza riferimenti a paesi o a modalità di cambiamento specifiche. Ma il pensiero in sala sarà sicuramente andato a paesi come Portogallo e Spagna che forse avrebbero bisogno di un sistema elettorale che rendesse più facile la formazione di governi di maggioranza anche quando i risultati elettorali non andassero in tale direzione.

Draghi ha sorpreso anche quando, interrogato in diverse occasioni su problemi specifici relativi al settore bancario e al deficit, ha riportato tali temi su un piano più strettamente politico, sempre con grande acume ed accortezza. Conciliando il tono delle risposte con la sensibilità politica dei vari interlocutori ha lasciato sempre ad intendere che le decisioni spettano agli elettori di ogni paese, pur non rinunciando a sottolineare quelle che devono essere considerate le priorità.

Nella seconda parte della riunione – senza la presenza del presidente della BCE e del governatore della Banca del Portogallo, mai intervenuto nella discussione – i riflettori erano puntati su Antonio Costa. Ma il Presidente del Consiglio ha svicolato su uno dei punti all’ordine del giorno: poche parole sul Programma di Stabilità, giustificate con i difficili negoziati con Bruxelles, in particolare sui metodi di calcolo del deficit pubblico – la pietra angolare per stabilire se il Portogallo uscirà o no dalla procedura per disavanzo eccessivo.

In un momento in cui il Governo dà per chiuse le consultazioni a sinistra sul documento che sarà approvato durante il Consiglio dei Ministri del 21 Aprile e discusso in Parlamento il 27 – alcuni giorni prima dell’invio alla Commissione Europea – si è sentita in sala la mancanza di informazioni su tale argomento, che ha portato alcuni del membri del Consiglio di Stato a interpretare questo silenzio come un indizio della difficile conciliabilità tra le aspettative di Bruxelles e quelle dei partiti di sinistra che appoggiano il partito socialista in Parlamento.

Interessante è stato anche il breve intervento iniziale del Presidente della Repubblica, che ha giustificato la presenza di Draghi e i temi all’ordine del giorno come fondamentali nella definizione delle prossime leggi di bilancio dello Stato che a lui spetterà promulgare… o no.

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