Renzi invia 450 militari italiani a Mosul ma il Parlamento non ne sa nulla

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Roma – Solo gli italiani, con la loro qualità ingegneristica straordinaria, possono mettere a posto la diga di Mosul. Lo ha precisato il premier Matteo Renzi giustificando così l’invio di 450 militari in Iraq a difesa dei lavori della diga di Mosul il cui appalto è stato vinto da una ditta di Cesena. “Abbiamo una diga a Mosul che se crolla rischia di distruggere Baghdad e metà dell’Iraq. Non ci occupiamo di esibizioni muscolari, ma di cose concrete e utili” ha spiegato intervenendo a Rtl 102.5. “Si rischia un patatrac” e per evitarlo “l’Italia, d’accordo (dietro ordine, ndr)  con gli Usa, interverrà“.  Iraq, Baghdad sbugiarda Renzi: la diga di Mosul non è in pericolo

Militari italiani in trasferta con fondi pubblici per proteggere un’azienda privata  Iraq, diga Mosul: 450 militari italiani e commessa da 2 miliardi per il gruppo Trevi

Ed è scontro tra il premier e Renato Brunetta sulla decisione del governo: “Oggi la sua relazione appare contraddittoria, retorica, insopportabile, omissiva. E’ tale il suo rispetto per il Parlamento che abbiamo appreso dei 450 militari italiani a Mosul da ‘Porta a Porta’ ieri sera e non in Parlamento. Si rende conto di tutto questo?” chiede. “Lei ieri sera a ‘Porta a Porta’ ha dato la notizia dei 450 italiani a Mosul senza averne informato prima il Parlamento e non ha detto una parola sulla vicenda dei nostri Maro’, che e’ ancora tragicamente aperta. Si rende conto si tutto questo? Dire che schieriamo le nostre truppe a Mosul, zona strategica ad alto rischio perche’ una nostra azienda ha vinto l’appalto di ricostruzione della diga, come ha fatto oggi lei qui, e’ francamente imbarazzante” ha sottolineato Brunetta. (con fonte AGI)

 


 

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