Invalido al 100% sfrattato, passa la sua prima notte in strada

Ha passato la prima notte in strada dopo essere stato sfrattato, cercando rifugio nei sottoscala delle palazzine e vagando per la strada in attesa che un bar aprisse per ripararsi. Gianfranco Gatta, autore Rai e invalido al 100% per via di un trapianto di fegato, dopo aver perso il lavoro per la malattia ha perso anche la casa dove per oltre cinquant’anni ha vissuto prima con i genitori, poi con il fratello, anche lui invalido al 100% e ora in cerca di lavoro lontano da casa.

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Non lavorando, Gatta non ha potuto pagare l’affitto dell’appartamento dell’Inpgi e circa un anno fa ha ricevuto la lettera di sfratto. Durante la trafila burocratica, il giudice gli ha anche pignorato il conto in banca dove riceveva la pensione di invalidità di 290 euro, impedendogli di riscuoterla.

“L’ufficiale giudiziario è arrivato e ha chiesto di fare in fretta, perché aveva un altro sfratto. C’era il medico legale mandato dal giudice. Ha visto la documentazione, mi ha misurato la pressione e l’ossigenazione del sangue e ha detto che non c’era alcun problema a mandarmi via”, dice Gianfranco raggiunto dall’Adnkronos.”Il certificato dichiara che sono invalido al 100%, ho l’artrosi e soffro di obesità e ho due ernie una delle quali sta per scoppiare. Il medico ha firmato il foglio, da quel momento non avevo più nulla“.

La notte Gianfranco l’ha passata in strada, poi si è rifugiato in un sottoscala ma faceva troppo freddo. Nessun intervento dei servizi sociali. “Ma – spiega – non hanno nulla da offrire: le camere degli alberghi e dei residence hanno oltre duemila persone in attesa. Anche dalle Dame di Carità a San Lorenzo c’è un’attesa di due anni. Il sussidio per morosità incolpevole, per la quale rientro in graduatoria, non dà garanzie e non viene erogato. Come mi hanno detto quando sono andato a informarmi, in estate, ‘sarebbe stato tutto più facile se fossi stato straniero‘”, aggiunge.

sedicenti profughi in hotel
sedicenti profughi in hotel

A maggio Gianfranco era sceso in strada con uno striscione nel quale denunciava il blocco della pensione. Oggi non si è portato nemmeno una sedia. “Non protesto più, non parlo più. Perché dovrei farlo? In cinque anni sono stato in coma, ho subito un trapianto di fegato, ho perso il lavoro e poi la casa”.

E alle proposte di qualche amico che gli avrebbe offerto una sistemazione temporanea, Gianfranco ha detto no: “A parte che per principio non chiedo e non mi aspetto nulla. Però mi aspetto che si debba muovere il comune e le sue politiche sociali. Degli indigenti – accusa – se ne dovrebbe occupare il welfare, che è stato completamente azzerato nelle due ultime giunte. E da quando c’è Gabrielli, il lavoro di Pecoraro è stato vanificato. Sono partiti a raffica gli sfratti”, conclude.-

ADNKRONOS

sedicenti profughi nei villini
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