Inciucio Quirinale: il ‘dialogo’ tra falcemartellati è come il ‘dialogo’ con l’islam. Impossibile!

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Inciucio Quirinale: il ‘dialogo’ tra falce martellati è come il ‘dialogo’ con l’islam. Impossibile!

La giornata clou sarà martedì quando, nella sede del Nazareno, Renzi a capo della delegazione DEMenti (menti democratiche) incontrerà i rappresentanti di tutti i partiti per avviare ufficialmente le consultazioni che poteranno alla scelta del nuovo Capo dello Stato. All’incontro parteciperanno tutte le debolezze politiche tranne il M5S.

I toni del dialogo sono: Beppe Grillo dal palco di piazza del Popolo ne la notte dell’onestà indetta “per riportare l’attenzione sul tema della legalità nella città travolta dallo scandalo di ‘Mafia Capitale'” urla: “I giochi sono fatti, noi non ci fidiamo più di nessuno”. E facendo sue le parole di Salvatore Borsellino: “Per il presidente della Repubblica si tratta con un criminale ai servizi sociali”.

Dal palco di piazza del Popolo egli urla: “Sei un buffoncello che ricatta tutti, vaffanculo”, I DEMenti non sono sorpresi: rispetto a quello che fanno, quelli di Grillo sono complimenti e a risponderegli è la SerRACCHIAni: “Ce ne faremo una ragione” A tenere le fila delle trattativa sono in particolare quelli del Clan Verdini, ma anche Luca Lotti, portatore sano del Renzusconi pensiero, è al lavoro per scremare la lista dei papabili in vista dell’incontro tra i due condannati.

Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel, dice: “Tutti quelli che nel tempo hanno criticato le politiche del governo dovrebbero unirsi” Nichi Vedola invita i falcemartellati a non arroccarsi: “Tutti siamo chiamati a dare un contributo e, se avremo pazienza, ciascuno dal suo punto di vista potrà tessere la tela affinché al Quirinale vinca un’idea di democrazia e non un’idea di oligarchia”.

Risponde Alfredo D’Attorre deputato bersaniano: “Non si tratta di fare battaglie minoritarie. Mi auguro che i gruppi parlamentari non siano messi di fronte a un aut-aut, accompagnato poi da più o meno velate minacce di scioglimento delle Camere”.

Matteo Salvini si chiama fuori dai giochi: “Se i nomi che si leggono sono quelli di Prodi, di Amato e Veltroni possono votarseli loro, ma sicuramente i voti della Lega non li avranno mai”.

Armando Manocchia

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