Disastroso rapporto annuale sulla povertà, il 60% degli italiani teme per il futuro

poverta

 

20 dic – In base a un sondaggio nel rapporto annuale sulla povertà in Italia fatto dal Censis, emerge che il 60% degli italiani teme di finire in povertà, e non ha vergogna a dirlo. L’incertezza sul futuro, fa si che la gente non sa pià come investire o gestire i soldi. Infatti, la massa finanziaria liquida di contanti e depositi bancari delle famiglie italiane, ormai restie a investire è cresciuta fino a 1.219 miliardi di euro (giugno 21014): il 44,6% delle famiglie destina il proprio risparmio alla copertura da possibili imprevisti, come la perdita del lavoro o la malattia, il 36,1% lo finalizza alla voglia di sentirsi con le spalle coperte.

Inoltre, 6,5 milioni di persone negli ultimi 12 mesi, per la prima volta nella loro vita, hanno dovuto integrare il reddito familiare mensile con risparmi, prestiti, anticipi di conto corrente o in altro modo, magari per affrontare una spesa imprevista. Ad alimentare tutto ciò sono le preoccupazioni per la perdita di lavoro. Infatti, i disoccupati ufficiali sono oltre 3 milioni. Gli inattivi sono 1,800 mila. Mentre altri 3 milioni sono quelli che pur essendo disposti a lavorare, ritengono ormai inutile cercare lavoro il Censis calcola che in Italia vi sia un capitale umano inutilizzato di quasi 8 milioni di persone, e quello che fa più rabbia è che la metà di questi sono giovani sotto i 34 anni, i più penalizzati dalla crisi.

Nonostante ciò si continua a elargire soldi a cani e porci.
Nonostante tutto si continua ad andare a prendere nuovi schiavi dall’Africa. Vergogna, vergogna, vergogna!

@Armando Manocchia

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One thought on “Disastroso rapporto annuale sulla povertà, il 60% degli italiani teme per il futuro

  1. Condivido senza riserve.

    Ed aggiungo che sono stati i pur brevi editoriali di Armando Manocchia (direttore di IO) ad indurmi a leggere IO con assiduità ed a postarvi commenti.

    Aborro la propaganda fine a sé stessa, soprattutto quella redatta dai tanti “fakes” gattopardeschi o da quelli che si vogliono riciclare dopo essere andati a letto col diavolo.

    Ma non mi risulta affatto che Armando Manocchia rientri in tale categoria di felloni.

    Bravo!

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