Renzi-Nardella: “Noi bellezza e arte, Grillo odio e vaffa”

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24 magg –  Il presidente del Consiglio in piazza della Signoria chiude la campagna elettorale attaccando il leader Cinque Si è chiusa poco prima delle 23 di ieri sera la campagna elettorale del Pd fiorentino in piazza della Signoria che ha visto alternarsi ai microfoni Dario Nardella il successore, e Matteo Renzi, attuale presidente del Cosiglio e predecessore del candidato sindaco di Firenze. Entrambi hanno posto l’accento sulla diversità della cultura democratica (in senso di Pd) e di quella grillina.

Esordisce Nardella: “In piazza san Giovanni (dove si è tenuto il comizio di Grillo ndr) c’è stato il jukebox dell’odio”. L’ex inquilino di Palazzo Vecchio gli fa eco: “Noi rappresantiamo la bellezza, l’arte, la cultura. Non i vaffa, non l’odio”. Matteo Renzi nel suo discorso nomina una volta sola Silvio Berlusconi. Invece fa diversi riferimenti al leader Cinque stelle e al suo modus operandi: “Quando ho perso le primarie con Bersani, non sono stato cacciato con un post sul blog. Mi sono sentito ancor più a casa mia”. Torna poi sulla questione dell’inno nazionale fischiato dai tifosi durante la finale di coppa Italia Fiorentina-Napoli a Roma. “Grillo ha detto quando è stato a Napoli ‘avete fatto bene a fischiare l’inno’. Io al rione Sanità l’ho cantato insieme a tutti i napoletani”.

Ancora una volta a rimarcare le differenze. Lo stesso Nardella precedentemente aveva ribadito “giù le mani da Berlinguer”, dopo che l’esponente pentastellato Alesssandro Di Battista proprio a Firenze aveva emulato il gesto di Benigni in ‘Berlinguer ti voglio bene’ prendondo Grillo in braccio. La querelle su chi siano i veri eredi del politico sardo è tuttora in corso. Il dato rilevante però è che ormai il vero spauracchio del Pd è Beppone da Genova. Non solo dei democratici, ma anche di quel Silvio Berlusconi che per vent’anni ha rappresentato il nemico pubblico numero uno a sinistra. I maligni dicono: “tira aria di larghe intese”.

Torniamo a Firenze. Stasera oltre al gotha al completo del Pd toscano c’era anche Gianni Cuperlo, il candidato sconfitto da Renzi alle ultime primarie per la segreteria. Il partito si mostra compatto, cerca di dare un’immagine di unità. La piazza risponde con entusiasmo. Renzi è acclamato dalla folla, dalla sua gente. Si sente solo qualche fischio in lontananza ma gli applausi li sovrastano. Il pubblico va in delirio alle battute del loro illustre concittadino. Il segretario del Pd quasi inaspettatamente fa un bagno di umiltà. Recita il mea culpa per la terribile nevicata del 17 dicembre 2010 che paralizzò Firenze. Dopo la brutta figura dell’amministrazione tenne a mente la lezione e mise a punto l’anno dopo un piano neve da far invia alle città del nord Europa.

L’ex sindaco racconta che mentre guardava il cielo sperando che la candida neve cadesse copiosa, un cittadino gli si avvicinò e disse: “Matteo non è neve, l’è forfora”. Non ci fu bisogno di nessun piano d’emergenza. Le tanto attese precipitazioni non arrivarono. A più riprese durante la manifestazione è stato esaltato lo spirito fiorentino: un carattere sagace, tagliente, che non si accontenta mai. Da qui lo slogan di Nardella: “Firenze più di prima”. Fare meglio del maestro. Questo è l’obiettivo. Si potrebbe cominciare dal voto di domenica, vincere al primo turno. Renzi, che andò al ballottaggio, glielo augura. Assieme alle amministrative si votano anche le europee. Sul palco è presente la capolista Simona Bonafè. Qualcuno vorrebbe che fosse un banco di prova per il governo, ma il premier qualche giorno fa ha ribadito che anche se il Pd non arriva al 30% si dimette.

Ma se il Movimento Cinque stelle dovesse prendere più voti del Pd? Renzi rimarrebbe comunque sicuro e tranquillo a Palazzo Chigi?. Difficile da dire. Innegabile però il dato politico. Se Renzi va oltre il 30% il suo governo non votato da nessuno è legittimato dal voto popolare. “Se c’è il sorpasso – così tuonava un attivista Cinque Stelle in piazza Santissima Annunziata durante il comizio di Grillo – l’ebetino (nomignolo usato da Grillo per indicare Renzi ndr) si deve dimettere”. “E se il sorpasso non avviene?” gli abbiamo chiesto noi sorridendo. Lui di rimando: “Vo a piedi a Monte Senario”. Maledetti toscani.

Domenico Rosa (CI SONO DELLE BELLISSIME FOTO SU MONTE SENARIO)

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