Bertot: “Il presidente Obama è venuto a fare il piazzista di gas in Europa”

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29 mar – L’on Fabrizio BERTOT: “Il presidente Obama è venuto a fare il piazzista di gas in Europa. Altro che difesa dell’indipendenza ucraina, dietro agli attacchi alla Russia ci sono ragioni puramente economiche. E per l’Italia perdere il gasdotto South Stream sarebbe un danno enorme”

L’on. Fabrizio Bertot non lesina critiche alla politica dell’Unione europea e degli Usa sulla questione ucraina.
“Sono pienamente d’accordo con il presidente Berlusconi: anche solo ipotizzare una sorta di embargo verso Mosca è una pura follia, soprattutto per la nostra economia – spiega, prima di addentrarsi in una valutazione della missione del presidente statunitense in Europa – Obama è venuto a fare il piazzista di gas, cercando di convincerci a chiudere i rubinetti con la Russia per acquistare il metano americano. E qui sta il vero punto focale delle questioni legate alla crisi ucraina: altro che democrazia, altro che difesa dell’indipendenza, si tratta di meri pretesti per coprire motivazioni meramente e squisitamente economiche.

Gli Stati Uniti si sono buttati a capofitto nella produzione di gas da argille, raggiungendo l’autosufficienza energetica. E presto si troveranno ad avere un surplus da mettere sul mercato. E quale migliore occasione per trovare dei compratori che quella che gli è stata offerta dalla crisi in Crimea?”. Oltretutto il gas da argille, o shale gas, è fortemente contestato in molti Stati membri dell’UE per l’impatto ambientale derivato dalla sua estrazione. Solo la Polonia ne è un convinto fautore, mentre la Francia ha proibito l’utilizzo delle tecniche per ottenere lo shale gas, seguita a ruota dalla Francia, mentre pure in Germania c’è una forte opposizione.

“Il lato grottesco della vicenda è che ci battiamo per ragioni ambientali contro questo tipo di gas, il cui ottenimento sembrerebbe avere impatti ambientali devastanti, ma poi lo andiamo a comprare negli Usa – aggiunge Bertot – E nello stesso tempo tagliamo i ponti con la Russia, che rappresenta per noi il principale fornitore di gas naturale. Oltretutto per l’Italia non c’è solo il danno, ma anche la beffa: rompere con la Russia significa infatti mandare a monte il progetto del gasdotto South Stream, che prevede di portare metano via mare dalle coste del Mar Nero sino alla Puglia e la cui costruzione è affidata ad una società controllata per il 20% da Eni.

Di più, perdere il gas russo significa mettere il nostro Paese in una condizione di forte rischio di deficit energetico nel caso di un’eventuale crisi in un altro dei fornitori, come per esempio la Libia. Un’ipotesi non remota, come tutti sappiamo. La verità è che manca una seria politica energetica a medio e lungo termine, sia in Italia che in Europa: ci stiamo condannando con le nostre mani ad una situazione di completa dipendenza dagli Stati Uniti”.

Fabrizio Bertot

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