Pedopornografia, Csm: rimosso da Magistratura il pm Paolo Remer

csm10 gen. – La sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, presieduta da Annibale Marini, ha rimosso dall’Ordine giudiziario l’ex sostituto procuratore di Rossano Calabro Paolo Remer, gia’ sospeso dalle funzioni e dallo stipendio dal 2011 poiche’ trovato in possesso, nel 2004, di materiale pedopornografico che era stato scaricato on line.
La decisione della Disciplinare del Csm e’ avvenuta dopo un’ora di camera di consiglio ed ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale della Cassazione, Elisabetta Cesqui.

L’ex pm di Rossano Calabro, Paolo Remer, per gli stessi fatti ha subito un procedimento penale che si e’ concluso poi in Cassazione con la prescrizione. In primo grado il tribunale di Salerno aveva invece inflitto la condanna ad un mese di reclusione. L’ex magistrato Remer era stato coinvolto in un’inchiesta sulla pedopornografia nel 2004, che aveva coinvolto altre centinaia di persone che in tutta Italia avevano scaricato immagini pedopornografiche da un sito Internet. In particolare, gli investigatori avevano trovato immagini pedopornografiche in due computer in uso a Paolo Remer.

Nel corso dell’udienza davanti alla sezione disciplinare del Csm, Remer, difeso dall’avvocato Franco Morozzo Della Rocca, ha respinto le accuse.
“E’ una vicenda che ho subito – ha detto Remer al Csm – mi sono imbattuto in quelle immagini, ma nessun elemento oggettivo e soggettivo puo’ stabilire che io abbia cercato, procacciato o salvato quelle immagini. Sono il primo a ritenere ripugnanti quelle foto di pedopornografia”. “La tutela e il rispetto dell’innocenza dell’infanzia – ha detto nel corso dell’udienza il sostituto pg, Elisabetta Cesqui – e’ uno dei piu’ profondi e sentiti e la violenza dell’adulto su un minore si realizza nel momento in cui con immagini viene ripresa. Vi e’ inoltre una rinnovazione della violenza ogni volta che qualcuno la vede, la ricerca e l’acquisisce. Il reato espone in ogni caso l’autore rispetto alla propria credibilita’ e al proprio prestigio”. (AGI) .

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