UE: salta l’accordo, a rischio i fondi per l’occupazione

shulz

26 giu – Il vertice europeo che deve dare risposte all’emergenza occupazione potrebbe essere un esercizio di retorica. Rischia di saltare tutto, a cominciare dai 6 miliardi della garanzia per i giovani. L’accordo sul bilancio pluriennale dell’Ue tra Consiglio e Parlamento che una settimana fa era stato dato per ”finalizzato” dai capi negoziatori delle due istituzioni, in realta’ non c’e’. I gruppi parlamentari riuniti dal presidente Martin Schulz hanno detto ‘no’ ad una proposta che non tiene conto delle richieste fatte gia’ quattro mesi e mezzo fa, all’indomani del vertice-maratona dell’8 febbraio in cui i leader europei vararono il bilancio 2014-2020 con gli oltre 100 miliardi di tagli chiesti da Cameron.

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Constatata l’impossibilita’ di avere la maggioranza qualificata richiesta per l’approvazione nella plenaria in programma la prossima settimana in Parlamento (378 si’ su 753 aventi diritto, con assenti e astenuti che valgono come ‘no’), Schulz ha informato la presidenza di turno irlandese. Che nel Consiglio riunito a Lussemburgo non ha potuto porre al voto la proposta. ”Chiedo sostegno per continuare la discussione con il Parlamento europeo per garantire l’accordo definitivo” ha detto Eamon Gilmore, vicepremier e ministro degli esteri irlandese nonche’ capo dei negoziatori per il Consiglio.

Il Commissario per il bilancio si e’ detto apertamente ”deluso” per la proposta ed ha avvertito che il costo del disaccordo sarebbe ”enorme” e ”porterebbe al fallimento delle iniziative per l’occupazione giovanile e per il finanziamento delle Pmi”. Sulla carta, 34 cartelle, l’accordo accoglie le richieste del Parlamento. ”Ma dal 9 febbraio non si e’ mai fatto un vero negoziato” perche’ ”alcuni paesi continuano a non voler leggere il Trattato di Lisbona” e ”si ostinano a pensare che basti ignorarci per farci dire si”’ dicono autorevoli fonti parlamentari. Chiaro riferimento ai ‘falchi del rigore’ guidati da Londra e Berlino.

Martin Schulz portera’ la questione sul tavolo del vertice. Nel suo discorso in apertura’ dei lavori, giovedi’, tornera’ a spiegare cosa vuole il Parlamento. Che non discute i tetti di spesa (960 miliardi di euro per sette anni), ma aveva tre linee rosse: la ‘flessibilita’ (che permette di utilizzare a pieno tutti i fondi disponibili, evitando la restituzione di fine anno delle somme non spese nei diversi capitoli di spesa); la ‘revisione di medio termine’ per non ingessare tutta la prossima legislatura (2014-2019) sull’austerity di questi anni; il ripianamento del buco nel budget 2013 (attualmente stimato dalla Commissione in 11,2 miliardi, i governi si sono impegnati a pagarne solo 7,2). Nelle condizioni attuali ”al 90%” la proposta di bilancio non arrivera’ in plenaria, a meno di ”miracoli” al vertice. Ma se salta l’appuntamento di luglio, il prossimo e’ a settembre. E mancherebbe il tempo fisico per preparare gli oltre 70 provvedimenti legislativi poi necessari per evitare l’esercizio provvisorio.

 

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