Immigrati protestano e si accampano davanti al Comune dopo lo sfratto

torino30 apr – Si sono conosciute allo Sportello Casa del Comune, al quale tutte si sono rivolte dopo lo sfratto, in alcuni casi già eseguito, in altri in arrivo: sono le famiglie, una quindicina, con cittadinanza marocchina, egiziana e anche italiana – acquisita dopo anni di permanenza regolare in Italia – che da stamane manifestano sotto la pioggia davanti a Palazzo Civico. Non è la prima volta, ma questa volta sono intenzionate a rimanerci anche di notte, con i bambini, alcuni piccolissimi, nei passeggini.

«Ieri è finito il periodo in una comunità di San Mauro che avevano concesso alla mia famiglia dopo lo sfratto eseguito il 16 aprile», spiega Mohamed Rechaoui, moglie e due bambini. «Adesso siamo in strada. L’assistente sociale ci ha suggerito di tornare nel nostro paese. Non l’ha detto in modo cattivo o offensivo, ma per farci capire che le condizioni qui sono difficili». «Oggi siamo qui in particolare per sostenere la famiglia di Mohamed. Da anni noi paghiamo tasse e contributi come tutti – prosegue Mustapha Lahrouni, a Torino da 15 anni -. Io lavoravo come facchino ai mercati generali. Ora non c’è lavoro, non riesco più a pagare l’affitto, altri non riescono a pagare il mutuo alla banche. Ma dopo tutto questo tempo in Italia tornare in Marocco non è una soluzione, la nostra vita è qui».

Ahmed Eljazouli è a Torino da 22 anni, ha la cittadinanza italiana, una lunghissima esperienza come tecnico di smalteria. «Adesso il lavoro non c’è e io non ce l’ho più fatta a pagare il mutuo. Ho una figlia di 25 mesi, da noi l’ufficiale giudiziario e la polizia arriveranno domani». Medhat Eldahar, egiziano, in Italia da 16 anni, artigiano edile disoccupato: «Tutti noi che siamo qui in piazza abbiamo bambini, tutti siamo senza lavoro o con un reddito da fame vera, tutti siamo in lista all’Emergenza Casa. Cosa dobbiamo fare? Se non si muove qualcosa, da domani alcuni di noi faranno anche lo sciopero della fame».  (la stampa)

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