Se non pubblichiamo immagini degli oggetti sacri, i kachina, è per questo motivo:
Gli Hopi considerano qualunque esposizione pubblica dei kachina, compresa la diffusione su carta stampata, in televisione o nel web, come profondamente offensiva e irrispettosa.
30 nov – “Una casa dâaste francese ha annunciato la vendita un grande numero di kachina, oggetti sacri agli Hopi dellâArizona. Solo pochi mesi fa unâasta simile aveva provocato indignazione internazionale”. Lo fa sapere Survival International, il movimento che difende i diritti dei popoli indigeni, che andrĂ in tribunale per cercare di bloccare lâasta. Gli Hopi, infatti, considerano qualunque esposizione pubblica dei kachina, compresa la diffusione su carta stampata, in televisione o nel web, come profondamente offensiva e irrispettosa.
Alain Leroy, della casa dâaste Eve, spiega una nota, ha annunciato la messa in vendita di 35 kachina (katsinam, amici) il 9 e lâ11 dicembre, ignorando la richiesta di sospensione avanzata dalle autoritĂ religiose hopi. Nel tentativo di bloccare la vendita, lâavvocato Pierre Servan-Schreiber dello studio legale Skadden – Arps, si presenterĂ martedĂŹ davanti a un giudice parigino. Lâavvocato agisce per conto di Survival International e degli Hopi.
Nellâaprile scorso, riferisce l’associazione, la casa francese Neret-Minet Tessier & Sarrou aveva messo allâasta 70 kachina per un valore di 930mila euro, “ignorando le suppliche della tribĂš e le proteste giunte da tutto il mondo”. Lâattore Robert Redfod aveva definito lâasta un âgesto criminaleâ e un âsacrilegioâ, e aveva chiesto che gli oggetti fossero restituiti alla tribĂš. In seguito Pierre Servan-Schreiber, che anche in quel caso rappresentava Survival e gli Hopi, aveva acquistato uno dei kachina allâasta per restituirlo al suo popolo.
âĂ davvero triste sapere che unâaltra casa dâaste è pronta a sfidare lâopinione pubblica e i sentimenti degli Hopi, i legittimi proprietari di questi oggetti- dice il direttore generale di Survival International, Stephen Corry- vista lâondata di pubblicitĂ negativa che lâasta precedente aveva causato ai banditori, pensavo che chiunque ci avrebbe pensato due volte prima di fare la stessa cosa – ma evidentemente le grandi somme di denaro che derivano da questo commercio immorale sono troppo allettanti. Spero che questa volta il tribunale di Parigi blocchi la vendita; nessuno di questi oggetti dovrebbe essere venduto”.
La cultura Hopi e’ al centro del noto film-documentario di Godfrey Reggio ‘Koyaanisqatsi’ (1982), una denuncia della degradazione dell’ambiente naturale ad opera dell’uomo che si basa proprio su leggende e miti Hopi. Il film, del tutto privo di dialoghi, accompagna lo spettatore in un viaggio che inizia con immagini di natura passando all’intervento distruttivo dell’uomo, con ritmo sempre piu’ frenetico, il tutto sottolineato dalla colonna sonora minimalista di Philip Glass.
‘Koyaanisqatsi’ e’ una parola della lingua hopi e significa “vita in tumulto”, oppure “vita folle; vita tumultuosa; vita in disintegrazione; vita squilibrata; condizione che richiede un altro stile di vita”. ‘Koyaanisqatsi’ e’ il primo film della trilogia Qatsi: gli altri due film (di livello inferiore) sono ‘Powaqqatsi’ (1988) e ‘Naqoyqatsi’ (2002).
Le foto sono tratte da www.survival.it
