L’Unione europea continua nel suo sforzo per spingere gli Stati membri ad aumentare gli acquisti di armi e migliorare le proprie capacità di difesa
La Commissione ha presentato il quinto pacchetto Omnibus, gli interventi promessi dalla presidente Ursula von der Leyen per semplificare le normative europee, questa vola dedicato all’industria bellica al fine di accelerare la produzione militare nei Paesi dell’Unione. Il cosiddetto Defence Readiness Omnibus, che ora attende l’ok di Parlamento e Consiglio Ue, mira a rafforzare la capacità industriale dell’Ue in vista di possibili conflitti ad alta intensità, riducendo la burocrazia e facilitando l’accesso ai finanziamenti europei.
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L’iniziativa è parte integrante della strategia delineata nel Libro bianco per la prontezza della difesa europea 2030 e risponde alla richiesta del Consiglio europeo di marzo di intervenire con misure urgenti a sostegno dell’industria bellica. Obiettivo dichiarato: rendere l’Europa “più reattiva” rispetto alle attuali minacce alla sicurezza.
Rafforzare la deterrenza collettiva
“Con il Defence Readiness Omnibus stiamo inviando un chiaro segnale politico: l’Europa fa sul serio in materia di difesa e di preparazione credibile. Stiamo riducendo la burocrazia per aiutare gli Stati membri e l’industria ad agire più rapidamente, a investire in modo più intelligente e a rafforzare la nostra deterrenza collettiva”, ha dichiarato Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia.
Secondo il commissario alla Difesa Andrius Kubilius, “l’unico modo per garantire la pace in Europa è assicurarsi che siamo pronti a difenderci in modo credibile e rapido”, e con questo pacchetto Bruxelles avanzerebbe “proposte ambiziose per ridurre la burocrazia e agevolare gli investimenti per la difesa da 800 miliardi di euro che gli Stati membri devono urgentemente intraprendere per garantire la prontezza di difesa europea entro il 2030”.
Le novità
Tra le principali novità, la proposta introduce una procedura autorizzativa rapida per i progetti di difesa, con un limite massimo di 60 giorni per ottenere i permessi necessari, al posto dei tempi pluriennali attualmente previsti. Ogni Stato membro dovrà poi istituire uno sportello unico per assistere le imprese del settore.
Il pacchetto prevede anche una semplificazione per la partecipazione al Fondo europeo per la difesa (Edf), che ha al momento una dotazione di sei miliardi per progetti congiunti tra gli Stati Ue per la ricerca e lo sviluppo di mezzi e armi militari, con regole più snelle per i beneficiari e una maggiore apertura agli ucraini. Viene inoltre incentivata la possibilità di acquisti congiunti tra Paesi del blocco, con l’innalzamento delle soglie contrattuali e una semplificazione dei trasferimenti transfrontalieri di prodotti militari.
Per sostenere gli investimenti, la Commissione intende poi facilitare l’accesso ai fondi InvestEU, fornendo nuove linee guida per considerare “sostenibili” determinati progetti nel settore difesa, pur chiarendo che le armi vietate continueranno a essere escluse dai finanziamenti.
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