di Danilo Quinto – – La mediocritĂ del dibattito parlamentare sulla fiducia fa il paio con lo squallore dell’esito del voto, sia alla Camera sia al Senato. Una maggioranza relativa di 156 voti nel ramo alto del Parlamento – raccattata come sappiamo e che avrebbe dato la vittoria al No, se il gruppo di Renzi non si fosse astenuto e avesse votato contro, perchè in base al regolamento del Senato questo è l’effetto del “pari e patta” – comporta l’impossibilitĂ di governare, sia rispetto alle votazioni nelle Commissioni, sia, e soprattutto, nelle votazioni piĂą importanti dell’Aula. E’ vero che ci sono precedenti di Governi che hanno conservato il potere con una maggioranza relativa, ma sono Governi che hanno resistito solo qualche mese.
L’operazione che è andata in porto, non è – come ha detto l’avvocato Conte – un’operazione per salvare l’Italia, dalla crisi sanitaria e dalla crisi economica, occupando le poltrone con “disciplina e onore”. Disciplina, onore sono un’altra cosa rispetto alla trasformazione del Parlamento in una specie di suk. Non si può andare in Parlamento a chiedere la fiducia e dire “Aiutateci”, senza un progetto politico, senza una visione, senza uno straccio di programma che sani le inefficienze e le incapacitĂ che hanno prodotto il piĂą alto numero di morti nel mondo rispetto alla popolazione e una crisi economica spaventosa, la piĂą grave dell’intero mondo occidentale e peggiore di quella che l’Italia conobbe dopo la seconda guerra mondiale, facendo leva sui 209 miliardi dell’Unione europea, la cui erogazione è vincolata a progetti che devono essere approvati (di cui non viene detta alcuna parola, nel concreto) e che dovranno essere comunque restituiti entro 5-6 anni.
Cosa c’entrano l’onore e la disciplina con l’attuale maggioranza, a cui viene consentito di andare in Parlamento a caccia di voti per sostenerla, mentre dopo le elezioni del 2018, al Centrodestra che lo chiedeva, è stata negata questa possibilitĂ ? Cosa c’entrano l’onore e la disciplina con il fatto che da un anno e mezzo la composizione dell’attuale Parlamento non corrisponde alla reale volontĂ politica degli elettori, che nella maggior parte dei casi, nello stesso periodo, nelle elezioni amministrative che si sono succedute, si è espressa a favore del centrodestra, come testimoniano tutti i sondaggi, in base ai quali, se ci fossero elezioni anticipate, non ci sarebbe partita tra i due schieramenti?
L’avvocato Conte probabilmente andrĂ al Colle, ma non si dimetterĂ e il Presidente della Repubblica non scioglierĂ le Camere e non indirĂ nuove elezioni. Mancano solo sette mesi all’inizio del “semestre bianco”, che impedisce lo scioglimento del Parlamento. SarĂ questa maggioranza (europeista, liberale, democratica e chi piĂą ne ha, piĂą ne metta, in base ai “richiami” ambigui dell’avvocato Conte) e il sistema di potere che la sorregge a “tirare a campare” e sarĂ questa maggioranza – allargata a Renzi, ai centristi e a Forza Italia, che ha giĂ dato segnali di “cedimento”, sia alla Camera che al Senato, con suoi parlamentari che hanno votato sì alla fiducia – ad eleggere il prossimo Presidente della Repubblica. Un candidato giĂ c’è: l’avvocato Conte. Chi meglio dell’uomo “venuto dal nulla”, ma sostenuto in maniera esplicita dall’intera gerarchia ecclesiastica, può rappresentare l’unitĂ di questo Paese? Chi meglio di lui l’”invincibile”, come l’ha definito Paolo Mieli – che passa con disinvoltura a guidare una maggioranza o un’altra di diverso segno e un’altra ancora – può far convergere sul suo nome il voto di un Parlamento che non ha mostrato di avere nessun sussulto di dignitĂ ?
L’Italia è nel pantano, nel dominio totale dell’ideologia catto-comunista, alla quale – per le sorti del “destino” – si è associata l’ideologia massimalista e populista di un Movimento fondato da un comico che per un decennio ha girato in lungo e in largo l’Italia facendosi credere il leader dell’antipolitica e che oggi è a favore dell’”unitĂ nazionale”.
E’ un “destino” amaro e triste per questo Paese, determinato in buona parte dal fatto che nei decenni passati – nonostante le opportunitĂ di Governo che pur si sono avute – non si è formata una “cultura di destra” in grado di porre al centro della sua azione politica la necessitĂ di riformare lo Stato e tutti i suoi settori (la Pubblica Amministrazione, la Giustizia, la Scuola, l’UniversitĂ , l’Informazione), sottraendoli ad un’ideologia che ha occupato, lungo settant’anni, tutti gli spazi disponibili e che si è fatta essa stessa Stato.
Uno Stato che nello scorso mese di marzo, in pieno lockdown, ha inteso scarcerare uomini che erano al 41bis, per porli agli arresti domiciliari e che – nonostante questo – attraverso il Presidente del Consiglio, osa pronunciare il nome di Paolo Borsellino, un eroe di questo Paese, che ha dedicato la sua vita ad indagare le attivitĂ illegali delle organizzazioni mafiose e ad assicurare la detenzione giusta per gli autori di quelle illegalitĂ . Nessuno si indigna di fronte a questo fatto?
Il Paese potrĂ continuare a rimanere a lungo incarcerato, diventerĂ sempre piĂą povero, chiuderanno centinaia di piccole e medie imprese, i beni piĂą preziosi di cui dispone saranno razziati dalle multinazionali e dal “Dragone Cinese”, gli italiani continueranno a morire per Covid e per le altre patologie che non vengono piĂą curate, a causa dell’incapacitĂ dell’azione di questo Governo e – dispiace dirlo – molti di loro condivideranno e, per molti versi, asseconderanno, nel silenzio, nell’ignavia e nella paviditĂ , tutte le scelte che vengono operate, senza accorgersi della terribile pericolositĂ del disegno diabolico planetario che è in atto. La libertĂ di pensiero è un bene prezioso e se per molti decenni viene sotterrata – com’è accaduto in Italia – non può piĂą essere esercitata.
Per me, lo scenario è questo, con un’aggiunta, decisiva: la situazione nella quale siamo immersi è determinata dal venir meno della dimensione spirituale. La confusione presente nella Chiesa si riverbera in maniera formidabile sui comportamenti umani. La vera Chiesa ha sempre parlato di individuo amato da Dio in grado di scegliere i suoi comportamenti in base al dono del libero arbitrio. Oggi, parla di masse, di popolo. Tutto è uniforme. Per tutti, indistintamente, c’è il Paradiso. Allo stesso modo, in Parlamento viene usata la parola “Amore”, ma l’amore per un popolo non significa guidarlo dove si crede ci sia la salvezza, perchè così si priva l’individuo dell’autodeterminazione, che nel credo cristiano si chiama “libero arbitrio”. Amare un popolo e governarlo non significa prospettargli la scelta “green”, la “lotta ai cambiamenti climatici”, la “digitalizzazione” o un’”agenda anticristiana”, dettata dalle Istituzioni europee, che ha come suo primo obiettivo la distruzione della famiglia com’è stata intesa dall’inizio della creazione. Significa agire con caritĂ cristiana: individuare e soddisfare i suoi bisogni, affrancarlo dalle sue angosce, garantirgli vera libertĂ , vera informazione, vera cultura, parlargli di vita e di morte nella loro dimensione reale e affrontare le questioni legate alla vita e alla morte, che le singole persone vivono quotidianamente sulla loro pelle. Significa concorrere a restituire a quel popolo e ai suoi singoli individui identitĂ e dignitĂ . Chi non opera in questa maniera è giĂ morto come uomo, è espressione di poteri che sono lontani da Dio. Quando si parla di “Amore” bisogna essenzialmente parlare di “Sacrificio”. Per tornare alle citazioni di Paolo Borsellino, mi verrebbe da dire che non ci si appropria di un sacrificio di un altro per confezionare su se stessi un “vestito di dignità ”.

