La Costituzione italiana â udite udite! â non è antifascista. Almeno non nel senso in cui lâintendono quelli che Leonardo Sciascia bollava come i fascisti dellâantifascismo. Coloro, cioè, che sono pronti a battersi per la libertĂ di pensiero di tutti solo a patto che tutti la pensino come loro. Inutile sottolineare che unâipocrisia del genere non era in uso ai fascisti in camicia nera. Mentre è riuscita benissimo a quelli smascherati dal grande scrittore siciliano. Almeno fino a quando un tribunale, anchâesso siciliano (benedetta Isola!), non ha fatto rimangiare al Comune di Trapani il contenuto di una delibera che sarebbe piaciuta da morire anche ad un sincero democratico come Idi Amin Dada, uno che i nemici se li faceva bollire per il pranzo.
La concessione di spazi pubblici non può essere subordinata alla dichiarazione di antifascismo
I fatti risalgono al 21 marzo scorso. In quello stesso giorno lâamministrazione comunale approva la delibera n. 24 che modifica il Regolamento relativo allâarredo urbano. Fin qui niente di strano. Il diavolo, però, si sa, sâinfila nei dettagli. Ma non per questo è sfuggito ai ricorrenti Michele Rallo, figura storica della destra trapanese e giĂ parlamentare, e Giuseppe Bica. Sono loro ad accorgersi che il nuovo regolamento contiene una novitĂ mica da poco. Impone infatti a chiunque richieda uno spazio pubblico di dichiararsi antifascista. Ă tutto vero e documentato. Non siete su Scherzi a parte.
Conte tuona contro i cambi di casacca. Rampelli: âSenti da quale pulpitoâŚâ – Rallo e Bica ovviamente non ci stanno: arruolano un pezzo grosso dellâavvocatura come Augusto Sinagra e si lanciano allâattacco. E il Consiglio di giustizia amministrativa dĂ loro ragione. Innanzitutto perchĂŠ â è lâargomentazione principe del collegio â se la Costituzione è antifascista, non câè alcun bisogno che lâamministrazione di Trapani pretenda una dichiarazione scritta in tal senso da chi chiede una piazza per manifestare. Se poi il richiedente la utilizza per parlare bene del Duce, câè giĂ a sanzionarlo la legge Scelba. Senza trascurare, infine, quel che si legge tra le righe del provvedimento. E cioè che la libertĂ delle persone vale piĂš di un pezzo di suolo pubblico. Che piaccia o no a chi amministra Trapani.

