Istituti di credito e investitori hanno tempo fino al 28 aprile per aderire al Fondo di stabilizzazione del sistema bancario, che presterĂ soccorso in caso di difficoltĂ negli aumenti di capitale e nella gestione di crediti in sofferenza.

Quasi sei miliardi la dote del fondo, promosso dal governo e lanciato da Quaestio Capital Management. Il suo nome, Atlante, si rifĂ alla figura mitologica che porta sulle spalle il peso del mondo, ma secondo il Wall Street Journal non basta: “Non sono problemi che si risolvono solo con i soldi – si legge sul “prestigioso” quotidiano finanziario -. E i fondi a disposizione non sono abbastanza”.
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“Atlante ha le spalle strette e le gambe molli. Il fondo è una mossa della disperazione – messa in atto grazie alla residua credibilitĂ della “vecchia guardia” della governance bancaria italiana – davanti all’urgenza e alla gravitĂ del riassetto del sistema bancario, che oggi raschia il fondo del barile finanziario nazionale per provare a sostenere le crisi piĂą urgenti e acute”.
Lo afferma Carlo Alberto Maffè, docente di strategia alla Bocconi in merito al fondo. Per non diventare un pericoloso elemento di “arrocco nazionale”, di chiusura alle logiche di mercato e di repulsione dei principi dell’Unione Bancaria, deve chiarire alcuni punti”. Il docente elenca così “struttura legale e patrimoniale, governance ed economicitĂ di gestione, profili antitrust e conflitti d’interesse, nonchĂ© effetti sul CET1”. “Altrimenti non solo rischierĂ di non passare l’esame della Commissione Europea e del SSM, ma diventerĂ l’estremo segnale di inadeguatezza del capitalismo finanziario nazionale”. (ansa)
