Nel silenzio di una tregua umana che sopravvive al rumore delle bombe, Russia e Ucraina hanno portato a termine un nuovo, massiccio scambio di salme. È il secondo nel giro di un mese, un’operazione che riporta a casa i resti di 1.029 combattenti caduti sul fronte orientale. Le cifre fornite dal quartier generale ucraino per il trattamento dei prigionieri e confermate dal negoziatore russo Vladimir Medinsky sono impietose: l’Ucraina ha ricevuto i corpi di 1.003 soldati, mentre la Russia ne ha riaccolti 26.
Il “canale di Istanbul”
L’operazione non è un evento isolato, ma il frutto dei memorandum siglati durante i round negoziali di Istanbul. In un conflitto dove i canali diplomatici sono ridotti al lumicino, quello umanitario rimane l’unico binario su cui Mosca e Kiev continuano a dialogare con regolarità . Il rapporto numerico di oggi ricalca quasi fedelmente lo scambio dello scorso 20 novembre, quando a fronte di mille salme consegnate all’Ucraina, la Russia ne ricevette appena 30.
Identificazione e DNA
Il convoglio di camion refrigerati, scortato dagli operatori del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), ha attraversato il confine in una zona neutrale. Per le autorità di Kiev, ora inizia la fase più dolorosa: i corpi verranno trasferiti in centri specializzati per le analisi del DNA e i rilievi forensi. «Dietro ogni numero c’è una famiglia che aspetta risposte», hanno ribadito fonti del Ministero della Difesa ucraino. L’obiettivo è dare un nome a ciascuno dei 1.003 caduti prima di procedere con i funerali di Stato.
La sproporzione delle perdite
Sebbene nessuna delle due parti fornisca dati ufficiali e costanti sulle proprie perdite totali, la frequenza e l’entità di questi scambi offrono uno spaccato drammatico della situazione sul campo. Dall’inizio dell’invasione, l’Ucraina ha rimpatriato oltre 15.000 salme attraverso questo meccanismo. La sproporzione odierna – con circa 40 corpi ucraini restituiti per ogni soldato russo – riflette, secondo gli analisti militari, l’intensità dei combattimenti nelle aree urbane del Donbass e il costo umano pagato dalle truppe di Kiev per contenere le recenti offensive russe a Seversk e Kupyansk.
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