Di fronte alla (presunta, ndr) minaccia militare del Cremlino molti paesi europei confinanti con la Russia – fatta eccezione della Norvegia – hanno deciso di ritirarsi dal trattato che vieta le mine antiuomo per evitare di rimanere senza quello che considerano uno strumento di dissuasione militare. Anche la Polonia rientra in questo gruppo che sta diventando sempre più rumoroso.
Sempre più Paesi vogliono usare le mine antiuomo
Adesso il governo di Varsavia vuole riavviare la produzione delle mine antiuomo da utilizzare per rafforzare il cosiddetto “scudo orientaleâ€, il programma difensivo volto a fortificare i confini della Polonia con la Bielorussia, l’enclave russa di Kaliningrad e la Russia. Non è ancora chiaro quando inizierà esattamente la produzione di queste armi, che difficilmente potrà partire prima del completamento da parte della Polonia del processo di ritiro dalla Convenzione di Ottawa.
Lo scorso agosto, analogamente ad altre capitali europee, Varsavia ha annunciato l’intenzione di ritirarsi storico trattato che vieta l’uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento di mine antiuomo. Dalla sua creazione nel 1997, nessuno Stato si era ancora ritirato dal trattato ma il passo indietro di molti paesi è arrivato dopo la guerra in Ucraina e la minaccia alla sicurezza nazionale rappresentata dalla Russia.
Già due anni prima della firma della Convenzione, nel 1995, la Polonia aveva comunicato alle Nazioni Unite di aver abbandonato la produzione di mine antiuomo già a metà degli anni ’80 e di aver cessato l’esportazione di queste armi. Adesso, però, Varsavia valuta un rafforzamento significativo delle proprie capacità difensive lungo il confine orientale di circa 800 chilometri.
L’impegno dell’azienda che già produce 100mila mine all’anno
A garantire l’approvvigionamento nazionale potrebbe essere Belma, l’azienda statale già fornitrice di diversi tipi di mine all’esercito polacco. “Ci stiamo preparando ad accogliere la domanda polacca, che ammonterà a 5–6 milioni di mine di tutti i tipiâ€, ha dichiarato alla Reuters l’amministratore delegato JarosÅ‚aw Zakrzewski. Anche se non sono arrivati ordini formali dal ministero della Difesa polacco, l’azienda – che attualmente produce circa 100mila mine all’anno – sarebbe in grado di rispondere repentinamente a una richiesto dell’esecutivo, portando la produzione fino a 1,2 milioni di mine all’anno a partire dal 2026. E in questo sforzo produttivo rientrano anche le mine antiuomo, mentre eventuali capacità produttive in eccesso potrebbero essere messe a disposizione anche degli alleati europei. La difesa dalle minacce russe diventa sempre più consistente.
https://europa.today.it
Mosca: ‘la Nato si prepara a una guerra contro la Russia entro il 2030’

