Il problema sta sempre nella disponibilità eccessiva di mezzi, e nella drammatica carenza di uomini capaci di usarli
I popoli incapaci di usare utilmente i mezzi, finiscono per produrre povertà e si condannano alla rapina tributaria e finanziaria, perché le banche e gli Stati non possono permettersi il lusso di impoverire e fallire.
Due sono le condizioni critiche in cui può trovarsi qualunque popolo: manca di mezzi sufficienti, o manca di uomini capaci di usarli in modo socialmente ed ecologicamente produttivo.
Per millenni, anche l’Occidente ha sofferto di carenza di mezzi; poi, scienza e tecnologia hanno risolto alla grande quel problema, e siamo caduti in quello opposto. Oggi i mezzi si sprecano ma mancano gli uomini adeguati, gli autisti capaci di fare dei mezzi disponibili un uso costruttivo. Che è come avere un’auto di lusso, col serbatoio pieno di carburante, la chiave nel quadro, i passeggeri a bordo, ma l’autista capace di portarli a destinazione a costi accettabili e senza danno, non lo hanno ancora inventato.
Dallo stecchino per la pulizia dei denti, all’immobile con cappotto termico, all’automobile elettrica, al telefono, al computer, a l’elettrodomestico complicato, a l’aereo a reazione, o alla navicella spaziale, il problema sta sempre nella disponibilità eccessiva di mezzi, e nella drammatica carenza di uomini capaci di usarli senza danni individuali, sociali o ambientali.
Una volta si era tutti carenti di mezzi per mancanza di denaro, ora, anche lo scemo del paese smanetta col telefonino di ultima generazione, ma manca di istruzione e intelligenza per usarlo utilmente per sé e per gli altri.
La scuola non riesce ad adeguare la formazione degli uomini, alla evoluzione dei mezzi. Non riesce a portare l’intelligenza dei popoli, al passo del frenetico e complesso sviluppo tecnologico, talmente accelerato e cervellotico da ridicolizzare il sapere di milioni di laureati che alle prese con la tecnologia di ultima generazione o fresca di giornata, sono più chè analfabeti.
Ci sono professionisti vicini alla pensione che non si sono mai rassegnati a divorziare dal modello di computer utilizzato per laurearsi. Conosco uno che gioca ancora con il portatile Olivetti M10, prodotto dal 1983 al 1985, e finito in due anni a pezzo da museo, perché non resse alla pazzoide e accelerata evoluzione tecnologica.
In quattro decenni (1985-2025) siamo passati dal primo computer portatile che era poco più di un giocattolo, alla intelligenza artificiale che ora è potenzialmente in grado di condizionare la vita di 8 miliardi di umani.
Provate ad immaginare come vivono ora milioni di persone con una cultura media acquisita trenta, quaranta o cinquanta anni prima, ma condannati a fare uso dei mezzi tecnologici che gli si complicano sotto il naso e li schiavizzano a norma di legge.
Io temo, e vorrei proprio sbagliarmi, che la causa scatenante dei problemi attuali dei popoli, (alla faccia del comunismo, liberismo e persino fascismo e nazismo) sia l’incompatibilità culturale tra uomini e mezzi: per l’impossibilità di adeguare il sapere e l’intelligenza dei singoli e dei popoli, ai mutamenti “sparati” dello sviluppo tecnologico che in alcuni campi è una autentica benedizione, ma in molti, anzi in troppi, rasenta la follia criminale o peggio genocida. Come i droni che sono adatti ad un uso pacifico e salvifico, ma volendo anche criminale per portare guerra, distruzione e morte.
Forse dalle caverne e fino al secolo scorso, nessuno ha mai potuto soffiare alla politica il primato della distruttività. Ora i poteri politici e finanziari, per l’improduttività sociale culturalmente indotta, sono afflitti da costi crescenti e utili calanti.
Se non si corregge, e con molta sollecitudine, il problema de l’adeguamento culturale fra mezzi sempre più intelligenti e popoli sempre più incapaci di fare degli stessi un uso socialmente ed ecologicamente compatibile, la catastrofe economica mondiale potrebbe essere acquattata dietro l’angolo, e di riflesso, quella sociale e umanitaria.
Comunismi, fascismi, nazismi e liberismi sono vecchi tiranni acciaccati che alleandosi tentano goffamente di reggere all’impatto tecnologico, ma sono condannati a morte certa da l’unico spietato e invincibile tiranno planetario: la pedagogia che non riesce ad adattare la cultura di massa alla intelligenza crescente dei mezzi tecnologici.
Tanto accelerata, che ora il mezzo “intelligenza artificiale” non cerca autisti bravi che la guidino, ma passeggeri che si lascino guidare. Che credano ciecamente nelle sue capacità di autista superlativo, di nuovo padreterno dell’umanità.
E dove sono perfette le macchine, ma impari gli autisti, tutto ciò che passa per benessere, civiltà, progresso e giustizia, è soltanto una colossale truffa planetaria.
È il lento genocidio culturale della razza umana, che prima della scienza e degli scienziati era piena zeppa di geni autodidatti che hanno riempito il mondo di capolavori impareggiabili. Ora, afflitti da analfabetismo di ritorno, brancoliamo tutti nel buio, e guardiamo i vecchi contadini col cervello fino con una punta di invidia.
Franco Luceri

