Viterbo – la polizia ha arrestato due uomini di origine turca sospettati di preparare un attentato durante il tradizionale trasporto della Macchina di Santa Rosa
I due sono stati fermati dalla Digos all’interno di un b&b situato nella parte alta del centro storico, proprio lungo il percorso della processione. In loro possesso, secondo quanto reso noto dalle autorità, sono stati trovati un mitra, diverse pistole, caricatori e munizioni. Secondo le prime ipotesi investigative, l’obiettivo avrebbe potuto essere la folla o direttamente la torre trasportata dai facchini, simbolo religioso e civile della città.
La notizia ha spinto le autorità locali a mettere in atto un’immediata risposta operativa, convocando d’urgenza il comitato per la sicurezza pubblica. Sono stati mobilitati reparti speciali come i Nocs, unità cinofile antisabotaggio, cecchini posizionati sui tetti, oltre a dispositivi di controllo rafforzati lungo tutto il tracciato del corteo. In via del tutto eccezionale, il trasporto della Macchina è avvenuto con l’illuminazione pubblica accesa per buona parte del percorso: una decisione senza precedenti nella storia recente dell’evento, che si svolge tradizionalmente al buio per enfatizzare l’impatto scenografico della torre illuminata. Alla processione era presente anche il vice premier Antonio Tajani che era stato oggetto di una contestazione ad opera dei giovani del Pd locale che avevano affisso manifesti offensivi.
Arrestati due uomini armati a Viterbo poco prima della processione
Gli arresti sono avvenuti nel tardo pomeriggio del 3 settembre, intorno alle 18:00, a poche ore dall’inizio della manifestazione religiosa. Gli agenti della Digos hanno fatto irruzione in un B&B nella zona alta della città, dove hanno rinvenuto un arsenale composto da un mitra, due pistole, numerosi caricatori e, secondo alcune fonti, anche componenti sospetti che potrebbero essere riconducibili ad ordigni esplosivi. I due uomini, entrambi di origine turca, sono stati immediatamente portati in questura e interrogati dal magistrato di turno.
Le autorità non escludono alcuna pista, ma si fanno strada sospetti di un possibile collegamento con ambienti criminali internazionali, in particolare con la mafia turca. In passato, Viterbo è stata teatro di operazioni contro figure di spicco di quel circuito: lo scorso maggio un boss turco era stato arrestato nella frazione di Bagnaia, mentre un altro soggetto collegato alla stessa organizzazione era stato fermato ad agosto nel capoluogo.
L’allerta sicurezza e le misure straordinarie attivate
Appresa la notizia degli arresti, la prefettura ha immediatamente alzato il livello di allerta in città. Il piano di sicurezza predisposto nei giorni precedenti è stato rivisto e rafforzato nel giro di poche ore. Oltre ai reparti speciali, sono stati effettuati controlli capillari lungo l’intero tragitto della Macchina, con l’impiego di unità antiesplosivo, videosorveglianza in tempo reale e personale in borghese tra la folla. Particolarmente significativa la decisione di lasciare accesa l’illuminazione pubblica in diversi tratti del percorso, una misura adottata “per motivi di sicurezza”, secondo fonti interne alla prefettura. Sebbene il trasporto in alcune aree si sia svolto regolarmente al buio, come da tradizione, la presenza delle luci accese ha segnato un’eccezione fortemente percepita dai presenti.
La rottura della tradizione: luci accese e polemiche tra i fedeli
L’effetto della decisione ha avuto un impatto immediato sul pubblico. Numerosi viterbesi hanno manifestato sorpresa e, in alcuni casi, aperto dissenso per la scelta di non rispettare il rituale del buio durante il passaggio della Macchina. Sui social e nelle piazze del centro, molti hanno espresso il proprio malcontento, parlando di “tradizione tradita” e di una “fede oscurata dalla paura”. Tuttavia, man mano che emergevano dettagli sull’arresto dei due uomini armati e sul potenziale rischio corso dalla popolazione, l’atteggiamento generale è cambiato. In molti hanno riconosciuto la necessità di anteporre la sicurezza pubblica alla ritualità, pur sottolineando il carattere straordinario della modifica.
Ipotesi di legami con la mafia turca e sviluppi investigativi
Gli inquirenti stanno ora cercando di ricostruire i movimenti dei due arrestati, il loro arrivo in città, i contatti avuti nei giorni precedenti e il reale obiettivo del presunto attentato. L’ipotesi al vaglio è che i due facessero parte di un gruppo più ampio o agissero su mandato di soggetti legati alla criminalità organizzata turca. L’indagine è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e coinvolge anche i servizi antiterrorismo. Nelle prossime ore sono attesi aggiornamenti, compresi i risultati delle perquisizioni e delle analisi sui dispositivi sequestrati. Resta alta l’attenzione sulle prossime manifestazioni religiose e civili previste in città, mentre la comunità viterbese cerca di ritrovare serenità dopo una notte tanto solenne quanto tesa.
Cosa rappresenta la Macchina di Santa Rosa e perché si trasporta al buio
La Macchina di Santa Rosa è una torre alta circa 30 metri, trasportata a spalla ogni anno da un centinaio di uomini detti “facchini”, lungo le vie del centro di Viterbo. L’evento si svolge ogni 3 settembre in onore di Santa Rosa, patrona della città, ed è stato riconosciuto patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO. La struttura, rinnovata ogni cinque anni, rappresenta la fede e la coesione della comunità viterbese. Tradizione vuole che il trasporto avvenga al buio, con l’illuminazione pubblica completamente spenta, per far risaltare la luce della Macchina, che risplende grazie a centinaia di punti luminosi integrati nella struttura. Questo rituale suggestivo ha un forte valore simbolico: la luce di Santa Rosa che guida la città attraverso l’oscurità. Proprio per questo, l’accensione delle luci pubbliche durante il corteo ha rappresentato una rottura storica che ha scosso i sentimenti religiosi e identitari di molti cittadini.
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