Tortura due donne per ore, le sfigura e le uccide: rumeno condannato all’ergastolo

donne uccise a Naro, in provincia di Agrigento

Ergastolo con isolamento diurno per tre anni: è questa la condanna inflitta a Edgar Omar Nedelcov, 25 anni, cittadino rumeno, riconosciuto colpevole del brutale duplice omicidio di due donne connazionali, Maria Rus e Delia Zanescu, avvenuto tra il 4 e il 5 gennaio dello scorso anno a Naro, in provincia di Agrigento.

La sentenza è stata pronunciata dalla Corte d’Assise di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara, al termine di un processo che ha restituito i contorni spietati di una notte di violenza. Il pubblico ministero Elettra Consoli aveva chiesto il carcere a vita, parlando di “crudeltà gratuita” e “sofferenza inflitta con accanimento”, e la Corte ha accolto pienamente la sua richiesta.

Una furia cieca per un rifiuto

Le due vittime, rispettivamente di 54 e 58 anni, vivevano a poche decine di metri l’una dall’altra, nel centro storico del paese. Secondo la ricostruzione, Nedelcov avrebbe agito in preda a un impulso di vendetta dopo che, poche ore prima, le due donne avevano respinto alcune sue avances durante una cena.

Poco prima dell’alba, si sarebbe presentato a casa di Maria Rus, in vicolo Avenia. Dopo aver forzato la porta, l’avrebbe colpita ripetutamente con pugni, una lametta e diversi oggetti contundenti. L’aggressione, durata quasi 50 minuti, si è conclusa con l’incendio del corpo. Poi si sarebbe diretto in via Vinci, dove viveva Delia Zanescu, e lì avrebbe replicato lo stesso orrore: violenza al volto e al corpo, ancora una volta usando ciò che trovava, ancora una volta tagli e ferite inflitte con una lametta.

Il risultato della perizia: “Nessun vizio di mente”

La difesa, affidata all’avvocato Diego Giarratana, ha cercato di sollevare dubbi sulle condizioni psichiche dell’imputato, presentando una consulenza che parlava di disturbo borderline e capacità gravemente compromessa. Ma la perizia ordinata dalla Corte ha escluso ogni forma di vizio di mente: Nedelcov era pienamente cosciente delle proprie azioni.
I tentativi di depistaggio

Dopo i delitti, il giovane ha cercato di costruirsi un alibi: ha chiamato i carabinieri fingendo stupore, ha chiesto alla fidanzata di mentire per coprirlo, ma la versione è presto crollata. La ragazza ha confessato, la madre ha consegnato i vestiti insanguinati, e le telecamere di sorveglianza lo hanno ripreso mentre usciva dal luogo del primo delitto. Tutti elementi che hanno rafforzato l’impianto accusatorio nei confronti dell’uomo che, salvo modifiche da parte del ricorso in Appello, già annunciato dal suo legale, dovrà ora scontare la pena dell’ergastolo.
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