L’intervento alla Camera era già calendarizzato in vista del prossimo Consiglio europeo del 26 e 27 giugno. Ma visti i fatti internazionali e in particolare la guerra ingaggiata da Israele verso l’Iran, con la partecipazione degli Stati Uniti, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è dovuta soffermare sulla posizione dell’Italia in questo contesto.
Per il nostro Paese “le priorità restano il cessate il fuoco a Gaza e la ripresa dei negoziati sull’Iran”, ha detto la premier, sottolineando come verranno rispettati anche tutti gli impegni presi a livello internazionale, compreso quel 3,5 per cento del Pil per la Difesa e l’1,5 per la Sicurezza. “Sono impegni importanti che l’Italia rispetterà. Non lasceremo l’Italia esposta, debole e incapace di difendersi“, ha aggiunto Meloni che domani si recherà al Senato.
“Importante il dialogo con le opposizioni e con il Parlamento”
In una fase così delicata è importante il dialogo tra governo e Parlamento, tra governo e opposizione per il bene e la sicurezza della nazione e farò del mio meglio per proseguire ed ampliare questo dialogo”, ha detto ancora Meloni che domenica ha sentito la segretaria del Pd, Elly Schlein, in un colloquio telefonico durato circa venti minuti sui temi del conflitto Israele-Iran. “Ci siamo occupati di assicurare all’Italia gli approvvigionamenti energetici necessari”, ha detto la premier. “L’acuirsi della crisi genera preoccupazione per le ripercussioni”, ha aggiunto.
Per Meloni, “è ancora più sensato oggi il richiamo al principio di sussidiarietà, spesso fatto all’Ue, oggi anche più di ieri è necessario concentrarsi sulle questioni su cui si può fare la differenza e non nelle materie di dettaglio che possono essere meglio” gestire “a livello nazionale”, ha detto Meloni.
“Ribadiremo anche un altro obiettivo, il cessate il fuoco a Gaza, dove la legittima reazione di Israele a un insensato attacco sta assumendo forme drammatiche e inaccettabili”, ha aggiunto Meloni. L’intervento si è concluso con una standing ovation dai deputati della maggioranza. Quelli delle opposizioni sono rimasti seduti e non hanno applaudito.
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