Ipotesi: Bonaccini in Europa e Delrio presidente dell’Emilia Romagna

rackete delrio

Il ritorno di Graziano Delrio. Il Pd non molla l’Emilia Romagna. Grande esperienza politica ma c’è anche chi lo ricorda per la vicenda di Cutro

di Antonio Amorosi – “Sarà Graziano Delrio il nuovo presidente della regione Emilia Romagna”. Presidente, perché per il centro-destra non ci sarebbe partita con candidato il super prodiano, cattolicissimo ex sindaco di Reggio Emilia, ex ministro alle infrastrutture e trasporti dei governi Renzi-Gentiloni e agli Affari regionali del governo Letta, presidente e vicepresidente dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani).

Lo ripetono a gran voce ai vertici del Pd e non solo in Emilia Romagna: Delrio, che è uomo d’esperienza e di peso del partito, in Senato si annoia e con lui la vittoria in regione sarebbe certa. Neanche eventuali primarie, che qualcuno nel partito chiede, donerebbero un briciolo di speranza ad eventuali pretendenti alternativi, tra i quali l’attuale vice presidente della Regione di Stefano Bonaccini, Irene Priolo. Ma la partita non è del tutto chiusa, non tanto per Bonaccini, pronto a involarsi a Bruxelles diventando un parlamentare tra i tanti, dopo aver sognato la guida del partito nazionale, ma per lo stuolo di “uomini” che il presidente ha con se in Emilia Romagna.

Delrio non vede l’ora che l’autostrada si apra

Sparito dalla scena, l’ex uomo forte del Pd di Reggio Emilia ha relazioni importanti e trasversali che vanno dal mondo della Chiesa, al sistema cooperativo a quello imprenditoriale. Potrebbe essere il perfetto trait d’union tra il mondo cattolico e gli ex comunisti della sinistra italiana, magari per costruire un nuovo gruppo dirigente nazionale, col tempo pronto ad insidiare il potere della segretaria Elly Schlein.

Delrio e Rackete

Non sempre idilliaci i rapporti tra i due

Una delle ultime frizioni è nata sulla possibile candidatura alle Europee prossime dell’ex direttore del quotidiano cattolico Avvenire. Delrio: “Sarebbe un errore gravissimo non candidare nelle fila del Pd per le elezioni Europee Marco Tarquinio. È un personaggio di assoluto livello, rappresentante di una sensibilità diffusa del mondo cattolico, sempre impegnato dalla parte degli ultimi, a partire degli immigrati. È davvero un valore aggiunto per le nostre liste, al pari di altri candidati civici. Una ricchezza. Sento l’esigenza di difenderlo da alcuni attacchi che non condivido”. Le frizioni con il mondo gay e alternativo nel Pd si sarebbero fatte sentire.

La Schlein avrebbe comunque chiara l’insidia, ci fanno capire dal partito. “Ma con Graziano a capo della nostra Regione per antonomasia, l’Emilia Romagna,” spiega ad Affaritaliani un dirigente del Pd, “a fare cose belle, drenare denaro, pensa c’è anche la ricostruzione post alluvione, è ovvio che avremmo un nuovo leader nazionale sul palcoscenico”.

Ora però c’è un pò di maretta e anche Bonaccini frena perché tutto l’apparato che in Regione è stato costruito in questi anni non avrebbe garanzie di continuità con Delrio al potere, tutt’altro.

In tanti però, soprattutto a Reggio Emilia, non hanno dimenticato un fatto del passato. Ancora aspettano di capire come sia possibile che un politico della sua esperienza, ex capo dell’Anci, possa confondere il gemellaggio tra Comuni (quello che lui guidava, Reggio Emilia con Cutro, un polo della ‘Ndragheta che poi la faceva da padrona proprio in Emilia Romagna, il clan Grande Aracri) e i protocolli d’intesa. La comunità cutrese a Reggio Emilia è molto presente, esprime ad ogni elezione un paio di consiglieri comunali.

Al punto che molti politici reggiano sono andati per anni in “pellegrinaggio” a Cutro per la processione del Santissimo Crocefisso, evento però simbolico e di grande importanza anche per il clan Grande Aracri. Alla messa dell’evento prima della “processione” del 2009 partecipò anche Delrio.

Quando nel 2012 i magistrati Antimafia di Bologna e della Direzione nazionale (DNA) sentirono Delrio per capire i motivi del suo viaggio a Cutro egli spiegò che il motivo più forte era il gemellaggio tra Reggio Emilia, in cui si ricandidava sindaco, e Cutro. “Noi (Reggio Emilia, ndr) abbiamo un gemellaggio con Cutro, e quindi io sono stato a Cutro”. Lo ripeté due volte.

La stessa questione ma senza senso, perché anche da quanto sostiene il Comune di Reggio Emilia, il Comune e Cutro, atti alla mano, non sono gemellati, al di là di quanto si pensi e scriva, è avvenuta nell’aula di tribunale del processo Aemilia contro la ‘nrdangheta a Reggio Emilia nel 2017, quando Delrio viene sentito come testimone.

Un avvocato difensore gli chiede: – Scusi la mia ignoranza, ma avete una sorta di gemellaggio tra Reggio Emilia e Cutro?
Delrio: – Sì, una sorta.
Avvocato difensore: – Eh?
Delrio: – Sì, una sorta. I patti di amicizia sono una forma preliminare di gemellaggio.
Avvocato difensore: – Con la comunità cutrese?
Delrio: – Sì, che però risale al ’95 il primo protocollo di intesa, nel 2003 il rinnovo e poi è rimasto tale, diciamo.
Avvocato difensore: – Cioè questo patto di amicizia?
Delrio: – Sì.

Ma i protocolli di intesa non sono patti di amicizia né una forma preliminare di gemellaggio.
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