Case popolari, Bonaccini cancella il criterio di residenzialità storica

Case popolari Emilia Romagna

Negli alloggi popolari dell’Emilia Romagna solo immigrati? Le graduatorie per le case popolari a senso unico, la Regione cancella il criterio di residenzialità storica. Opposizioni in rivolta

di Antonio Amorosi – “Il requisito di storicità della residenza o dell’attività lavorativa non deve essere ulteriormente valorizzato dai Comuni, i quali non potranno inserire la residenzialità storica anche all’interno dei criteri scelti e dettagliati nei propri regolamenti ai fini della determinazione di punteggi premiali nelle graduatorie ERP”. La delibera della Giunta regionale dell’Emilia-Romagna a guida Stefano Bonaccini, passata del tutto inosservata e datata 18 dicembre 2023, apre un scenario imprevisto su una norma.

Un nuovo passo nella guerra tra poveri, nella rossa Emilia Romagna? In soldoni per tutti gli alloggi Erp dei Comuni, parliamo di edilizia popolare pubblica, non varrà più il criterio della residenzialità storica come punteggio in più per chi è in graduatoria.
Che vuol dire? Che chi è italiano povero, con un reddito basso, non avrà punti in più per avere una casa del Comune perché vive in Italia da sempre e contribuisce con le tasse dirette e indirette a pagare i servizi della collettività. Varrà solo la povertà e solo per l’accesso la residenza o sede dell’attività lavorativa da almeno 3 anni nel territorio regionale.

Il patrimonio immobiliare emiliano romagnolo è stato costruito per lo più dalle altre generazioni di italiani ma le nuove, che lo vedono già col binocolo, avranno ancora minori possibilità.

Di media se sei povero e immigrato, con tanti figli, superi qualsiasi famiglia italiana in difficoltà. A parità di condizione economica, vista anche la mole di minori, che danno di fatto più punti, quale famiglia italiana riuscirà a competere con quelle provenienti da Marocco, Tunisia, Pakistan, Egitto, eccetera? Certo anche gli immigrati dovrebbero aver diritto ad un’abitazione ma ha senso un provvedimento del genere se non nel senso di azzerare sempre di più una cultura? Sembra tanto ancorato ai principi della cancel culture e all’ideologia woke in cui la sinistra emiliana è sempre stata anticipatrice.

Ma l’aspetto singolare della vicenda è che la delibera contraddice una norma regionale voluta proprio da Bonaccini 9 anni fa che inserisce la residenzialità come premialità.

“Bonaccini e la sua giunta decidono di esautorare i Comuni dalla possibilità di stabilire ulteriori criteri premianti per le case popolari e al contempo eliminano il criterio della residenzialità storica. Riteniamo si tratti di un fatto grave e del tutto inaccettabile”, spiega ad Affaritaliani Marta Evangelisti, capogruppo FDI Regione Emilia-Romagna, “la decisione è destituita di ogni logica, perché sono proprio gli amministratori locali a conoscere le esigenze del territorio e dare loro un margine di manovra è doveroso e oltremodo necessario. A questo punto sarebbe necessario sapere che cosa ne pensano i Sindaci – anche di centrosinistra – che di punto in bianco si vedranno privati di questa autonomia decisionale che era stata, in alcuni casi determinante, per poter finalmente assegnare alloggi a famiglie che da troppi anni erano in lista di attesa. Ci chiediamo di cosa abbia paura il presidente per aver attuato all’improvviso questa scelta e anche quali forze politiche debba necessariamente accontentare. Ci auguriamo che la Giunta voglia fermarsi, riflettendo su ciò che sta facendo e sui danni che provocherà con questa scelta. Da parte nostra, siamo pronti a dare battaglia e a fare in modo che questo scempio non avvenga”

L’avvocato Michele Facci esponente della Lega in Regione ad Affaritaliani: “La giunta Bonaccini vuole modificare la legge regionale sull’ERP con una delibera di giunta: già qua assistiamo ad un cortocircuito procedurale, indice di arroganza istituzionale e di assenza di rispetto delle prerogative dell’Assemblea legislativa, stante l’assoluta incompetenza della Giunta dal punto di vista giuridico”.

“Si aggiunga inoltre”, prosegue Facci, “che con il provvedimento in questione Bonaccini & co., con il malcelato intendimento di introdurre – anche in questo caso contra legem – una diversa interpretazione della norma di legge regionale, vorrebbe addirittura sostituire la norma in questione con il criterio dell’ ‘anzianità di permanenza in graduatoria ERP’. E’ evidente come di fronte a simili aberrazioni giuridiche, oltre che forzature politiche, non si può restare silenti”.
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