La guerra in Ucraina ci costa 41 miliardi. Confindustria: siamo in recessione tecnica

Mario Draghi

di Adriano Bonanni  www.iltempo.it – Recessione tecnica. Non usa mezze parole il presidente di Confindustria Carlo Bonomi per analizzare le previsioni dell’economia italiana per i prossimi mesi. E al premier Mario Draghi manda un messaggio chiaro e forte: ora è il momento di «adottare misure strutturali e adeguate». «Credo sia venuto il momento di abbandonare queste azzardate illusioni», mette subito in chiaro snocciolando le stime della crescita del nostro Paese, riferendosi alle convinzioni che la crisi russo-ucraina possa risolversi nel giro di qualche settimana e che la situazione torni a prima del Covid.

«I numeri del rapporto sono numeri che spaventano in maniera forre perché danno concretezza ad un allarme che cresce e che Confindustria, inascoltata, aveva già lanciato – spiega alla platea di manager e imprenditori del workshop Ambrosetti a Cernobbio -. Lo scenario di oggi dice che la crescita del Pil scenderà nel 2022 sotto il 2%, all’1,9% e non più del 4% come tutti noi ci aspettavamo tenendo conto anche dell’effetto di trascinamento sul 2022 del forte rimbalzo registrato nel 2021: questo vuol dire che nei primi 2 trimestri del 2022 saremo in recessione tecnica». Poi un attacco diretto a Draghi per quel che riguarda le misure per arginare il rincaro dei prodotti energetici: «Le misure fin qui adottate dal Governo non sono sufficienti» per contrastare il caro energia, la risposta rapida e strutturale che aspettiamo l’abbiamo illustrata da settimane al Governo. È un tetto al prezzo del gas».

«Chiediamo una operazione trasparenza prosegue – è stata data la possibilità all’Arera di prendere i contratti e vedere come sono fatti, vedremo che c’è ampio margine per rivedere il prezzo. Se non lo si fa in Europa, il tetto sui prezzi di mercato si può e si deve farlo in Italia».

Duro anche il giudizio sul Pnrr sul quale il governo non vuole fare correzioni. Per quanto riguarda la parte energetica, spiega Bonomi, «oggi non comprende gli ingenti investimenti necessari per sostituire la quota di gas russo, quindi va modificato». «Bisogna battersi affinché l’Europa capisca che nel quadro attuale enormi filiere industriali restano ancora più scoperte a rischi giganteschi, se continuiamo a prendere alla lettera le proposte della Commissione Ue elaborate in uno scenario – sottolinea Bonomi – in cui nessuno degli attuali, devastanti elementi perturbatori era presente».

«Serve un riformismo competitivo – attacca ancora Bonomi – occorre fare quelle riforme che da trent’ anni il Paese aspetta, che lo rendano competitivo, e che non si sono mai fatte. Su quelle ovviamente bisogna andare avanti mentre sul resto fatico a capire se – permettetemi la battuta – oggi sono più importanti 52 km di piste ciclabili o forse realizzare quegli impianti di rigassificazione di cui abbiamo bisogno e che possono portare sollievo alle bollette energetiche di imprese e famiglie».

Il rischio, conclude il presidente degli industriali, «è che faremo le 52 piste ciclabili e ci andremo tutti perché non avremo altro». E il centro studi di Unimpresa calcola anche a quanto potrebbe ammontare il taglio del 2% di crescita del Pil: la guerra tra Russia e Ucraina potrebbe far perdere all’Italia, nel 2022, circa 41 miliardi di euro di prodotto interno lordo, in pratica oltre il 36% della crescita economica prevista per quest’anno.

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