Festival di Sanremo, specchio di un’Italia senza sorriso

festival sanremo

Il giornalista cattolico, saggista e critico musicale Maurizio Scandurra fa i conti con un Festival che non decolla, specchio di un Paese che non sa più sorridere innanzi a canzonette e tv

Poltrone vuote, applausi finti. Libertà finta, controllo vero. E’ questo il primo parallelismo che mi affiora spontaneamente alla mente quando guardo il Festival di Sanremo e penso alla situazione di dittatura cibernetico-digital-sanitaria in cui siamo stati da UE e soci confinati.

Poi c’è Fiorello, che a tratti rivela ilarità, ma senza riscontro in sala, a parte gli emoticons dipinti sui palloncini che inverosimilmente occupano le file in platea. Poi ci sono le canzoni, o presunte tali.

Quando sul palco del Teatro ‘Ariston’ appare Orietta Berti sembra di essere di botto proiettati in balera. Quando sale Ermal Meta arriva un vago accenno di cantautorato. Quando spunta Laura Pausini ritroviamo l’unica Big della serata, donna umile, verace, schietta e capace. Quando sfila tutto il resto del cast, nulla di fatto, come avrebbe certamente esclamato l’indimenticato Mike Bongiorno se solo fosse stato ancora davanti al teleschermo, o alle telecamere, lui che di Sanremo ne ha presentati più di tutti, secondo solo a Pippo Baudo.

Festival, lo share è in picchiata

Amadeus non bissa se stesso. A dimostrazione che il Festival al tempo della pandemia è pura illusione catodica. E’ uno spettacolo che prova soltanto risentimento in tutti quegli italiani costretti in quarantena serale forzata a casa, mentre uno sparuto gruppetto di privilegiati se la canta, se la ride, se la suona.

Un’occasione mancata in cui si poteva dare spazio ai grandi artisti della nostra canzone rimasti ingiustamente esclusi, in nome di pseudo-cantantucoli da web che avrebbero, a detta di Direzione e Commissione Artistica, fatto impennare gli ascolti perché cosiddetti ‘di tendenza’ fra i giovani. Resta solo Elodie, artisticamente e manieristicamente eccentrica sotto il profilo costumistico-estetico, ma così brava al microfono tanto nel canto quanto in quelle sagge parole piene di umiltà, concretezza e speranza che i millennials dovrebbero ben cacciarsi in testa, anziché limitarsi superficialmente a rimirare le curve sinuose e seducenti della brava cantante romana.

Intanto Sanremo fa flop, l’Italia pure e da ben molto prima. Non ci resta che stare a guardare dove andremo a finire, in questo binario morto che si chiama Belpaese. Mi consolo augurando di vivo cuore a un immortale della canzone “Buon Compleanno, Lucio Dalla!”.

Maurizio Scandurra

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