Sanremo 2021, va in scena il festival della mediocrità

Al via Sanremo 2021, e con esso anche tutta una pletora di sconosciuti semi-Big chiamati impropriamente e irragionevolmente ‘Campioni. Il giornalista cattolico, saggista, critico musicale Maurizio Scandurra traccia un identikit della prima serata del carrozzone della canzone italiana.

Sanremo 2021

Sarà per via della pandemia, che sconforta gli animi confondendo ogni cosa, menti e cuori inclusi. Sarà perché la smania di modernismo imperante alimentato dal cosiddetto ‘web di tendenza’ anche in un Festival dedicato a dischi e classifiche di vendita preferisce le visualizzazioni al numero di cd acquistati, ma quel che è tristemente vero è che la Musica Italiana sta di casa altrove.

Lunghissima, oltre ogni misura probabilistica di personale tenuta di pazienza la scaletta della serata di Sanremo 2021, pur in un contesto di lockdown serale di fatto in cui tv e smartphone sono gli unici compagni di contatto al posto di serate al pub e cene con gli amici.

Ma un teatro ‘Ariston’ senza pubblico è come una donna avvenente senza seni, un culturista senza muscoli, un’orchestra senza pianoforte. Per quanto regia e Team autorale Rai abbiano fatto davvero di tutto, e questo è lodevole, oltre che comprensibile, al fine di arginare l’assenza di calore e colore che anche in termini di corrispondenza scenica interattiva una platea in carne e ossa può dare, tuttavia manca il ritmo.

E le gags di Fiorello con Amadeus faticano non poco a reggere i momenti di passaggio. I plausibili, anche impercettibili, minimi ritardi nell’esecuzione dello show e i riempimenti improvvisati qui e là tra carrelli con i fiori che entrano, carrelli con le buste dei pronostici che escono continuamente dalle quinte del palcoscenico.

E la musica? Assente: Non pervenuta a Sanremo 2021. I cantanti di lungo corso appaiono impacciati, spesso con evidenti problemi di intonazione e tono vocale, impellicciati per lo più in abiti di scena che paiono quasi consapevolmente voler a tutti i costi distogliere l’attenzione dall’ascolto della resa delle performances canore piuttosto che invitare a seguirle con attenzione.

Sanremo 2021, il Fu ‘Festival della Canzone Italiana’

La verità, dura, glaciale, ineluttabile, è una sola: anche il Fu ‘Festival della Canzone Italiana’ dopo 71 anni di onorata carriera, ha ceduto inesorabilmente alle logiche avventiste, progressiste, mondialiste di un mainstream asservito al politically correct.

Rapper, trapper, donne che cantano come rapper e trapper, melodie intrise di parole vomitate velocemente in sequenza senza un attimo di respiro musicale, di silenzio. Strenuamente alla ricerca di contenuti e formule linguisticamente ammiccanti e di facile presa, specialmente sui più giovani: i soli che fruiscono e acquistano musica dal e sul web. A differenza dei 30-40enni che, invece, tengono davvero alla propria collezione di dischi e vinili in camera o in salotto.

Mentre i vari Andrea Mingardi, Enrico Ruggeri, Gigi D’Alessio, Giorgia, Irene Grandi, Nek, Ivana Spagna, Antonella Ruggiero, Silvia Mezzanotte, i Matia Bazar, i Nomadi, gli Stadio, Al Bano, Michele Zarrillo, Marina Rei, Paola Turci, Anna Oxa, Carmen Consoli e moltissimi altri ancora stanno a casa a guardare.

Già me li immagino, tutti insieme, a ritrovarsi appena lo si potrà fare in un’ampia taverna di uno di loro a suonare, ridere, cantare attorno a un desco serale tutti insieme. E allora, solo allora, potrò dire che anche nel 2021 sarà andato in scena il vero ‘Festival di Sanremo’.

Maurizio Scandurra

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