Von der Leyen: “L’Europa si prepari all’era delle pandemie”

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“Stiamo entrando in un’era delle pandemie. Se si guarda a quanto è accaduto negli ultimi anni, con l’Hiv, Ebola, Mers e Sars, quelle erano epidemie che potevano essere contenute, ma non possiamo pensare che sia tutto finito una volta superato il Covid-19”

ROMA, 28 FEB – L’Europa deve preparare le proprie strutture mediche a gestire “un’era delle pandemie”, anche quando il Covid-19 sarà stato sconfitto: lo ha detto al Financial Times la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ammettendo che l’Ue sta attraversando il suo momento più difficile per la consegna dei vaccini.

Per von der Leyen, l’Ue non si può permettere soste, e serve un piano per una risposta rapida europea alle minacce sanitarie. “L’Europa è determinata a rafforzare la propria capacità di produrre vaccini – spiega -. Stiamo entrando in un’era delle pandemie. Se si guarda a quanto è accaduto negli ultimi anni, con l’Hiv, Ebola, Mers e Sars, quelle erano epidemie che potevano essere contenute, ma non possiamo pensare che sia tutto finito una volta superato il Covid-19. Il rischio resta“.

Von der Leyen e piano per la biodifesa

La presidente ricorda che lo scorso mese ha presentato un piano per la biodifesa chiamato Hera Incubator, che unirà ricercatori, aziende biotech, produttori e autorità pubbliche per monitorare emergenze sanitarie e lavorare in tempi brevi sui vaccini. Il modello è il Biomedical Advanced Research and Development Authority (Barda) americano: “Questo dà loro un grande vantaggio, è un’infrastruttura che l’Europa non ha… e questa sarà l’Hera Incubator”.

Ammettendo le difficoltà europee di questi mesi per la consegna dei vaccini, von der Leyen ricorda che un secondo contratto con Pfizer/BioNTech scatterà, insieme all’arrivo del vaccino della Johnson&Johnson, che dovrebbe essere approvato a marzo in Europa. Parlando dei problemi incontrati con le consegne di AstraZeneca, la presidente spiega: “E’ bene che consegnino anche dal resto del mondo, ma devono onorare il loro contratto e noi vogliamo la parte che ci spetta”. (ANSA).

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